Contraddizioni

E’ innegabile che lasciano perplessi le parole di Gesù riportate nei Vangeli del “ponte” della scorsa settimana. Perplessi anche perchè Gesù ha fatto esattamente tutto quello che dice di non fare come “buttare le pelle ai porci” , “accogliere vicino a Lui i lupi travestiti da pecore”  e via discorrendo.

Perplessi, ancora di più, perchè pare che Gesù smonti drasticamente il desiderio di seguirlo dei tre discepoli. Una cosa a cui corrisponde laa nostra obiezione “ma che fai Gesù? Prima dici di seguirTi e poi quando qualcuno si “lancia” in questa impresa tu togli ogni entusiasmo? Càspita, ma Tu per primo scoraggi la sequela!!!”.

Ma non è così, non è davvero così, ed ecco come tutto si raccorda. Gesù sà che siamo facili agli entusiasmi di un momento, sà che ci aspettiamo rose e fiori vivendo come Lui, sà che quando entrerà la quotidianità e la reazione del male al bene non riconosceremo più Lui come Signore della Vita piena e luminosa, Gesù sà che quella “carne” di cui San Paolo parla è quell’aspetto che ci porta a ricevere gratificazione per ogni bene compiuto.

Gesù non si contraddice, Gesù non ha mai cacciato i candidati che Gli si sono presentati, li ha solo avvisati che le cose non andranno come vorremmo, che non verremo ascoltati e – anzi – potremmo anche essere colpiti e giudicati male secondo la Legge di Dio tradotta in modo umano.

Persino il mettere in guardia quel discepoli che voleva PRIMA salutare i suoi genitori è un modo per avvisare di un pericolo, perchè sà che – forse – i genitori, quei genitori, magari mal tollereranno questa scelta del figlio essendo anche loro “sotto la Legge del tempo” che giudicava Gesù un eretico, un peccatore.

Gesù avvisa, mette in guardia, dice prima cosa potrebbe succedere al fine di evitare – dopo – quando ci si ritroverà in mezzo a problemi all’inevitabile ribellione a Lui con l’ovvio “ma questo non ce l’avevi mica detto, però!”.

Nessuno di noi si lancerebbe in scelte così radicali sapendo per certo che pochi capiranno ed ancor di meno ci ringrazieranno, nessuno sano di mente si metterebbe in condizioni di soffrire e pure tanto. A nessuno piace sentirsi “fuori posto” e non è molto facile contestare dolcemente l’andamento delle masse, il modo di pensare delle masse.

Gesù, avvisa solo, mette in guardia e dice a tutti, che è una scelta impegnativa che richiede fedeltà e cuore, richiede umiltà di sentirsi dire che “siamo fuori di testa” solo perchè – magari – non ci vendichiamo del male ricevuto, perchè non ci adeguiamo – appunto – al “così fan tutti”.

Le parole di Gesù di tutta la settimana scorsa davvero erano la struttura portante del “ponte” che sta sopra per rendere lo stesso forte e a prova di ogni “attentato” dinamitardo.

Gesù, ci ha sempre avvisato prima di tutto quello che potrebbe succedere ed in tutto questo “potrebbe succedere” mette come “porta d’ingresso” proprio il 1° Vangelo della settimana, quello di Lunedi 21 giugno:

Lunedì 21 Giugno 2010

«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?

Non giudicare e … sotto sotto e ripeto, anche non giudicare Dio, perchè Gesù non ci ha mai nascosto nulla e ci ha sempre detto tutto e conosce fin troppo bene i nostri facili entusiasmi: il Vangelo è entusiasmante, ma non è per entusiasmi momentanei perchè è reale, concreto, pratico e realistico … non è un’immagine da sogno in rosa, è una realtà dura che però prende il cuore e la testa perchè è liberante, è esattamente quello che vogliamo, perchè è davvero un buon frutto.

Ponti apparentemente interrotti

Domenica 20 Giugno 2010

Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

 Lunedì 21 Giugno 2010

«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?

 Martedì 22 Giugno 2010

«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

 Mercoledì 23 Giugno 2010

«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

 Giovedì 24 Giugno 2010

Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.

 Venerdì 25 Giugno 2010

Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

 Sabato 26 Giugno 2010

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!

 

Domenica 27 Giugno 2010

Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Oh bé … questa volta il ponte non pare così evidente, o almeno, il ponte c’è, ma da domenica in domenica … la settimana, la Parola di Dio della settimana, pare sia una interruzione.

Il verbo che viene ribadito (il ponte) nel Vangelo di domenica scorsa e di questa domenica è il verbo seguire … solo che … solo che Gesù domenica scorsa ha parlato di “venire dietro a me” che non è proprio un “seguire”.

“Venire dietro a me” in effetti non è solo uno essere d’accordo con quello che Gesù praticava, non è solo un seguire e far parte delle fila di Gesù, ma è un riconoscere in Lui noi stessi, assumere Lui come Signore della nostra vita, anzi, entrare nella vita di Dio, nel pesniero di Dio. In altre parole: non sostenitori, non club, ma cambiare addirittura il centro della nostra vita, ma sempre e comunque dietro a Gesù. Non è un seguire fisico e difatti oggi Gesù dice “che non ha dove posare il capo” … Gesù non è un luogo o un modo di essere … Gesù è – credo – un “siamo così”.

Noi, abbiamo interpretato questo “dietro a me” come solo “seguire” e nel Vangelo di oggi ci sono 2 “ti seguirò” ed 1 “seguimi” .. con esiti infelici perchè tutti mettevano davanti a Gesù altri affetti (pur sempre importanti), ma sempre DAVANTI E PRIMA DI GESU’.

Nella settimana, invece, abbiamo dei casi di gente non troppo “religiosa” che hanno messo Gesù davanti a tutti, quasi fosse l’ultima speranza, ma l’hanno posto davanti a tutto e a tutti … Gente che comunque ammetteva la propria pochezza di chiedere a Gesù cose pratiche, hanno avuto l’umiltà di dichiararlo, ma comunque sia l’hanno posto davanti a loro, davanti a tutto e senza guardarsi indietro.

In tutto questo, quasi come in un sottofondo, esiste il non giudicare la persona, ma solo il male che potrebbe aver compiuto, non giudicare Dio addirittura …

Rimangono un po’ fuori le prime due letture della settimana, ma aspetto .. perchè credo che anche queste entrano in questo ponte che non è interrorro, ma solo nascosto, solo come un costruire un ponte pensando alla struttura portante del ponte stesso.

Buona domenica

Frutti buoni o cattivi?

“Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete” (Mt 7,15-16)

Sono le prime parole del Vangelo di oggi. Parole che mi hanno sempre messo i brividi, che spesso mi spaventano …

Chi di noi può dire di dare buoni frutti?

Chi di noi può essere sicuro di questo? E se non siamo cos’ sicuri perchè di frutti proprio non ne vediamo né di buoni, né di cattivi … siamo forse falsi profeti?

A me tremano le gambe davanti a queste parole di Gesù e sono rimasta a fissare questa frase per lunghi momenti, anzi – direi – che è questa frase che mi fissava.

Non vedo frutti nella mia vita, non almeno in questo senso e – onestamente – mi sentivo un po’ triste, fino  a quando … fino a quando mi sono fermata davanti al Crocifisso.

Anche Gesù non vedeva questi buoni frutti eppure Lui era vero profeta, vero Figlio di Dio, vero Dio … come è possibile?

Forse il vero significato di questa frase non sta nel guardare i propri i buoni frutti e perdere tempo nel cercarli, ma di dare frutto ovvero porre sempre gesti e parole buone, di rispondere con il bene in qualsiasi caso, di essere ben piantati nel bene qualsiasi cosa succeda.

Forse neppure sappiamo di portare buon frutto, forse – addirittura – pensiamo di essere alberi sterili perchè pensiamo che questi “buoni frutti” siano opere eccezionali e fuori  dal comune e noi di eccezionale e fuori del comune non facciamo proprio nulla.

Ma è anche vero, che davanti al Crocifisso, il buon frutto si è riconosciuto DOPO e non durante.

Non lo so, ma per evitare una paresi da paura di sbegliare (che è la vera sterilità dell’albero) io non mi affanno più nella ricerca di questi benedetti buoni frutti, ma cerco comunque di portare quelle pochissime buone cose quotidiane a chi ne ha bisogno … altro non so, altro non posso fare …

Rinascere da acqua e Spirito – Battesimo di Ester

Abbiamo celebrato ieri il Battesimo della nostra bambina.
A 26 giorni dalla sua nascita Ester Maria Luisa è nata di nuovo, dall’acqua e dallo Spirito, entrando a far parte della grande famiglia della Chiesa.

I giorni di preparazione sono stati un’occasione per “ripassare” il Sacramento del Battesimo cercando di spiegarlo ai nostri figli; è stata per me una riscoperta del significato dei simboli e una occasione di rivivere il mio stesso Battesimo e quello dei due figli già grandi.

L’acqua che è stata utilizzata proviene dal fiume Giordano; alcune nostre amiche si sono recate lo scorso anno in Terrasanta ed hanno “prelevato” l’acqua direttamente dal fiume nel quale è stato battezzato Gesù; una di queste bottigliette è stata il loro regalo, per noi graditissimo.
Inoltre il nostro parroco aveva anche egli una boccetta della stessa acqua, ed è stato felice di aggiungerla alla nostra.
Così il significato dell’acqua è stato ancora più marcato.

La lettura che abbiamo scelto è tratta dal Vangelo di Giovanni, al capitolo 3, dove Nicodemo va di notte da Gesù.

C’era tra i Farisei un uomo di nome Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò a lui, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti potrebbe fare i segni che tu fai, se Dio non fosse con lui».
Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli dice Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare di nuovo nel seno di sua madre e rinascere?».
Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce dall’acqua e dallo Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne, e quel che è nato dallo Spirito, è spirito». (Gv 3, 1-6)

Nicodemo non capisce ancora quale grande dono sia quello della nuova nascita nel Battesimo, e così anche io mi sono accorto di aver spesso sottovalutato la forza della Grazia che si ottiene con questo Sacramento.
Ogni volta che partecipo a questo rito ho la possibilità di rivivere il mio Battesimo, “facendo finta” di essere anche io il battezzando.

C’è in me una parte che appartiene alla carne ed è legata alle cose del mondo; ma c’è anche una parte di me che con il Battesimo è nata dallo Spirito ed è destinata alla vita eterna.
Durante la mia esistenza terrena queste due parti coesistono in me, ed ogni tanto fanno a pugni tra di loro.
Al termine dei miei giorni terreni queste due parti si separeranno, e lo spirito sarà vivo per sempre, fino al giorno della Resurrezione, quando corpo e Sspirito si riuniranno ancora e saranno una cosa solo per i giorni infiniti.

Questa è la nostra fede.

P.S. :
Durante gli ultimi mesi sono stato un poco assente dal blog, ma Anna ha “tirato la carretta” benissimo 🙂 .
Cercherò di riprendere anche io con il solito ritmo.

“Da’ a chi ti chiede”

Domenica 13.6.2010

E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».

 Lunedì 14.6.2010

Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

 Martedì 15.6.2010

Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

 Mercoledì 16.6.2010

«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

 Giovedì 17.06.2010

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

 Venerdì 18.6.2010

«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio

 Sabato 19.6.2010

Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

 Domenica 20.6.2010

Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

 Queste sono alcune parti dei Vangeli da domenica scorsa a domani.

Non so se è evidente a tutti il loro significato e il loro collegamento che pare un percorso step by step … Gradatamente, adagio adagio si arriva a definire la vita del cristiano.

Ad occhio superficiale, soprattutto il Vangelo di domani, pare d’avere davanti a noi un Signore che mortifica la vita, che lascia in balia del prepotente, che non esclude persino la morte.

Ma è solo una visione superficiale che io stessa ho avvertito perché la radice, invece, lo scopo di tutto è esattamente il contrario.

C’è un amare questa vita intensamente ed amare il prossimo, ma per amare è fondamentale abbandonare un po’ i propri diritti o – quanto meno – non farli valere picchiando i pungi.

Non solo sarebbe inutile ed inutile spreco di energia e di tempo, ma ci ridurrebbe ad essere schiavi delle nostre stesse ragioni e ciò che abbiamo, le “cose” che abbiamo le riteniamo nostre e magari autori e fautori degli stessi.

Cedere a questa tentazione che è totalmente condivisibile e logica significherebbe perdere la lucidità, perdere la libertà e di saper vivere  dentro ad ogni genere di situazione, far fiorire la vita anche dentro situazioni non proprio belle.

 In queste parole di Gesù si  potrebbe leggere persino un lasciarsi sfruttare, ma in definitiva è un crescere nella libertà che – per assurdo che possa sembrare – riguarda il proprio io.

 Il Signore della vita è anche libertà assoluta da sé stessi e questa libertà non permette di accusare il colpo dello sfruttamento, torto, depauperamento, ecc.

 Chi viene privato dal “sé stesso ad oltranza” non conosce il significato di sfruttamento e torto o quant’altro.

Abbiamo solo una cosa da difendere, anzi una Persone, meglio sarebbe dire 3 Persone e difendere significa offrire questo bene e tutti i doni che ne conseguono.

E’ il caso storico ed inaudito del cristiano: determinati a tal punto, innamorati a tal punto che tutto perde significato ed importanza.

 …. E poi, chissà, magari gesti come questi sono i canali in cui Dio opera conversioni.

Buona domenica

Parlare “A” e parlare “CON”

Spesso mi rendo conto che non sempre la parola è un vero comunicare, un vero “concretizzare, dare corpo” ad un pensiero che cerca la comunione con l’altro che si ha davanti.

Non sempre è un mettere in comunione i doni che si hanno e non sempre la parola è Carità.

Sarà di certo una mia impressione che colpisce anche me stessa quando parlo, ma spesso avverto la mia parola e quella del prossimo come una specie di manifestazione di docetismo, una specie di far cadere sulla e nella testa dell’altro la mia parola che – guarda caso – pretende quasi sempre ragione e accettazione.

 Non so, ma a volte ho l’impressione che la parola più che ad unire tende a dividere e non è raro il caso di sentirsi rispondere o rispondere noi stessi all’altro “non mi capisci, non mi sento compreso”.

 Non so il motivo di questa sensazione, ma so per certo che quello che si genera è una profonda solitudine che toglie la parola all’altro che – alla fine – rinuncia ad aprire il suo cuore perché … tanto è inutile, tanto non serve a nulla.

 Forse in tutti noi c’è quell’incosciente tendenza a PARLARE A … piuttosto che PARLARE CON

Forse si ascolta l’altro solo per manifestare il nostro pensiero, piuttosto che ascoltare l’altro per aiutarlo.

Forse ci dovremmo anche abituare al fatto che per aiutare l’altro attraverso la parola, magari, si deve solo ascoltare, come se la parola dell’altro fosse un’azione liberante per ridurre la pressione di una pena, di una preoccupazione o qualsiasi  cosa che toglie il sorriso.

Forse ci dovremmo rendere conto che mentre l’altro parla non lo ascoltiamo in una posizione di accoglienza, ma lo ascoltiamo in una posizione rielaborazione del pensiero dell’altro dentro le nostre convinzioni. Ovvero, ascoltiamo la parola dell’altro solo per rispondere con la nostra parola, non calandoci nel cuore di chi parla, ma tenendo la posizione ferma di un nostro pensiero che diamo per scontato sia giusto ed ineccepibile.

E’ il parlare A.

 Poi c’è il “parlare CON”, in questo caso il “parlare A” è molto diverso, molto più delicato e pure faticoso perché impone il dare il proprio cuore, entrare in empatia con l’altro, riuscire ad ascoltare le proprie parole mentre si pronunciano, ma con la pelle dell’altro che ascolta, cercando di vivere come le sente.

Non è detto che questo parlare avvenga in tutti e due le persone, ma di certo avviene in qualcuno delle due e – tutto sommato – quel “parlare a” diventa un “parlare AL … cuore”.

Di fatto, forse, la questione si risolve con un percorso un po’ più lungo della parola, che è lo stesso percorso del miracolo di Pentecoste:

parlare CON Dio per parlare AL cuore umano.

Quasi che il nostro stesso parlare sia un tramite, un mezzo con cui Dio stesso risponde al cuore del prossimo.

Eh … questo significa che mentre si parla si prega?

Forse sì, forse è davvero un pregare, forse un vero dialogo di comunione non è mai a 2, ma a 3

Forse, il vero comunicare è dovuto ad una presenza tra i due, la presenza dello Spirito di  Gesù, lo Spirito Santo … e la nostra piccola, semplice, umana, quotidiana parola diventa – per miracolo – una parola del Signore che risponde al cuore dell’altro.

Niente di eccezionale, niente di teologico, solo e semplicemente “amiamoci come Lui ci ha amati e ci ama” … e dentro il Suo amare c’erano tante parole, infinite parole tanto che (e nessuno se n’è mai accorto) non ci sono mai stati miracoli sulle persone degli apostoli, perché il miracolo era proprio la Parola di Dio che entrava in loro  quotidianamente rigenerandoli nello Spirito.

 Sono idee mie, ovviamente, ma a partire da questo presupposto è sensibilissima la sensazione di una preghiera che si fa vita di tutti i giorni.

Pecora della gioia dei Cieli

“Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7)

E’ una cosa che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo sperimentare.

Vedere un gesto buono da un buono, certo, riempie sempre di gioia e gratitudine, ma – come dire – è quasi normale; ricevere un gesto buono, un atto di generosità totalmente gratuita in chi – storia alla mano – buono non lo è per nulla, è una cosa che lascia meravigliati, meravigliosamente stupiti e fa notizia nel nostro cuore.

Non so, si ha quasi l’impressione che il Signore ed il Suo Spirito siano passati in quel cuore, in quel pensiero e viene spontaneo pensare “Il Signore ha ritrovato, finalmente, la sua pecora che, magari, si era allontanata perchè è stata spevantata dalla vita, impaurita dal fragore del male”.

C’è, però, da chiedersi se ci lasciamo più stupire da un gesto buono di una persona non-buona o da un pessimo gesto di una persona buona e – forse – quest’ultimo caso ci dovrebbe rendere più attenti perchè – probabilmente – questa “buona pecora” si sta allontanando.

Anche alle “pecore buone”, credo sia richiesto di diventare dei collaboratori del Pastore, non perchè il Pastore non ce la fa da solo, ma perchè tutto il gregge ed il pastore vanno insieme a cercare la pecora perduta o evitano di isolare qualche pecora che diventerebbe fragile davanti ad uno spavento e ad un pericolo.

Un Uomo e Dio per la città

Certo che è strano come Santa Romana Chiesa abbia deciso di mettere come Vangelo di oggi la “moltiplicazione dei pani e dei pesci” e non – come ci aspetteremmo – l’istituzione dell’ Eucarestia.

O forse è giusto così perchè l’Eucarestia è proprio questo “diventare cibo” per tutti, è proprio questo dare tutto rischiando del proprio essenziale.

Non è solo generosità, è molto di più, è davvero “fare memoria di Lui”, “richiamare alla memoria altrui Lui”.

Il solo legittimo proprietario dei 5 pani e 2 pesci è già un rimando ad un’altra figura dei vangeli di questi giorni: la vedova povera che dava due poveri soldi come offerta al tempio, la vedova che Gesù ha tanto apprezzato perchè dava del suo essenziale.

“Date loro voi stessi da mangiare” (che non significa di certo distribuire il cibo”)  è totalmente agganciato al “amatevi come io vi ho amati” e “fate questo in memoria di me” (che non credo proprio si esaurisca all’atto della Consacrazione) … e ci si spezza, ci si lascia mangiare e si diventa cibo.

E fino qui, tutto bene e tutto bello, ma … c’è un “ma”. Questo “ma” sta nel momento in cui Gesù ha dato questo comandamento che racchiude in sé l’essenza dei primi 2 comandamenti dai a Mosé, ed il “ma”  sta “nella notte in cui fu tradito”.

Quindi amare e donare come ha amato e donato lui proprio e soprattutto nella notte del tradimento.

Tutto facile esagerare nel bene quando la risposta è bene, ma diventa follia farlo quando la risposta è fatta solo di male.

Non è giusto edulcorare il Vangelo come non è giusto renderlo tetro e quasi nemico della vita, ma è giusto e sacrosanto renderlo reale, vivo e perfettamente integrato nelle nostre giornate.

Questo tipo di amare folle e per nulla ovvio non va contro natura, anzi, è quasi ripristinare la natura che è stata spezzata e divisa dal male (che è in noi, è comunque in noi e che mai viene da fuori di noi). Dove il male erige legittime (sotto l’aspetto umano) mura tra l’uno e l’altro, il male supera e scavalca questo muro per quanto possa essere alto.

Ed è forse per questo che in questa festa il Santissimo passa e cammina per le nostre strade cittadine, mostrandosi come forza (in noi) di “essere” Sua memoria oltre che “fare” Sua memoria.

P.S. Chiedo scusa per l’assenza di questi giorni, ma onestamente ho temuto di essere troppo presente, di rubare spazio, di invadere qualche cosa per cui avevo deciso di stare un po’ in silenzio (con fatica, ma tanto è fatica scrivere per il poco tempo ed è fatica tacere per il troppo da dire). Tutto questo sino ad oggi e sforzandomi mi metto anch’io nella logica del “dare me stessa da mangiare” se poi non piace … non mangiate … mica è una medicina. Quindi a questo punto chiedo scusa sia per il silenzio e sia per questo post.