Mi stupisce sempre il dialogo serrato tra le Letture proposte dal rito ambrosiano e da quello romano.
Anche quando paiono slegate tra di loro, in qualche modo si rivelano, poi, legatissime.
Oggi abbiano, nel Rito Romano – la trasfigurazione del Signore sul Tabor – mentre – nel Rito Ambrosiano – abbiamo la samaritana.
Se ci fermassimo alle sole parole ci risulterebbe impensabile legarle, ma se leggessimo le due pericopi una di seguito all’altra (prima la Trasfigurazione e poi la Samaritana) allora … allora tutto cambia.
Pietro vorrebbe fermarsi sul Tabor (e chi non lo vorrebbe?), ma Gesù spinge a ritornare coi … “piedi per terra”, in mezzo agli uomini e non ai santi.
Così ritornando a terra e proseguendo la lettura della pericope della Samaritana ci si accorge che – accantonando per un momento il significato teologico – che non mi sognerei mai di proporre – c’è un’indicazione quaresimale veramente innovativa.
Un’indicazione che a me ha lasciato un po’ stupita (e non me ne vogliano i teologi che potrebbero leggere queste parole).
Si ritorna “giù” dal monte della trasfigurazione (della preghiera, del raccoglimento, dell’introspezione, del dialogo con il Signore) per andare a … dare “acqua” al prossimo, il sorriso al prossimo, l’accoglienza al prossimo.
Un’idea strana per un tempo penitenziale no? Un’idea molto alternativa per un tempo forte di conversione (che noi intendiamo sempre in termini “io e Dio”) no?
Vestirci di luce ed essere luce riflessa per il prossimo, aspettare il prossimo nel momento più faticoso (l’ora più calda e più deserta), aspettarlo proprio nel posto giusto e nel momento giusto … Ed in quel momento fare esattamente quello che Gesù ha fatto.
E che ha fatto Gesù? Niente, assolutamente niente di eccezionale (per noi) nessun miracolo, nessun prodigio … nulla! Ha solamente rivolto la parola ad una “straniera”, ad una emarginata o se vogliamo ad una persona che aveva sete di umanità.
Ecco le Beatitudini di questa domenica, la prima:
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia
Perché dal Tabor si scende per misericordia! Una cosina che – anche etimologicamente – ha a che fare con il cuore. Ma con quale misericordia?
Ed ecco la seconda:
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati
Portare allora pane e acqua per quelli che hanno fame e sete di giustizia.
Dal Tabor, dalla Quaresima si scende per entrare nell’intimo, nel cuore di ogni persona per saziare quella fame di giustizia (la samaritana era affamata di giustizia ed era oppressa dall’ingiustizia).
Dalla Quaresima, ma in ogni giorno di Quaresima dobbiamo rivestirci di quella luce che tutti conoscono e che tutti accolgono perché è essenziale come l’acqua: la luce di una persona che dona sostegno, affiancamento, comprensione, coraggio ecc.
Facciamo tutte le penitenze che vogliamo, ma dopo – camminando per strada ed incontrando la gente – lasciamo che davanti a noi cammini solamente la nostra umanità.
Questa credo sia la misericordia che ci viene chiesta, una misericordia che nasce da una preghiera intensa e da … una gratuità immensa.
E per agganciare queste due brani di Vangelo tra di loro e con le beatitudini mi ha aiutato – se non addirittura indicato – il nostro caro San Paolo che nel Rito Ambrosiano e proprio in questa domenica dice questo.
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 6, 1-10
Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri. Ciascuno infatti porterà il proprio fardello. Chi viene istruito nella Parola, condivida tutti i suoi beni con chi lo istruisce. Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.
E forse forse anche noi non “parleremo” di quello che abbiamo visto e vissuto sul Tabor, ma di certo si vedrà, di certo trasuderemo questa flebo di misericordia ricevuta lassù (che è quaggiù nell’Eucarestia) …. Perché il Tabor, oltre all’ennesimo riconoscimento di Gesù come Figlio di Dio, c’è anche l’indicazione di ascoltarLo …
e le Parole di Gesù sono misericordia pura