Visitazione bis (Ain Karem)

Tintoretto, Visitazione, 1550 ca, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Oggi, 21 dicembre 2009, la liturgia presenta ancora il brano di Vangelo dell visitazione, dopo che era già stato letto il giorno precedente, nella IV domenica di Avvento.

Già abbiamo visto come è importante l’incontro tra queste due donne incinte, maria ed Elisabetta, seguite da sguardi muti ed indagatori dei rispettivi mariti Giuseppe e Zaccaria; allora mi soffermo sulla descrizione del luogo nel quale è avvenuto questo incontro.

Un altro dipinto di Tintoretto sulla Visitazione propone l’incontro con lo sfondo di un paesaggio comune, a voler significare che i grandi incontri della nostra vita accadono facilmente nella quotidianità di tutti i giorni.

Ain Karim (o Ain Karem) significa “vigna (Karm) resa fertile da una sorgente perenne (Ain)”, e la sorgente ha preso il nome di Ain Sitti Mariam (la fontana di Maria).
L’etimologia del nome racchiude il significato simbolico della Visitazione, e Ain Karim diventa il luogo ove il Signore, sorgente di grazia perenne, trasforma miracolosamente la sterilità in fecondità.
L’evangelista Luca non dice chiaramente dove è avvenuto questo grande incontro e quindi l’identificazione del luogo non può essere completamente certa.

A questa località montagnosa viene anche associato anche un altro fatto raccontato nei vangeli apocrifi (protovangelo di Giacomo 22,3), il nascondimento del piccolo Giovanni Battista al tempo della strage degli innocenti: la montagna si sarebbe aperta ed avrebbe accolto Giovanni con sua madre Elisabetta, proteggendoli dalla furia omicida dei soldati di Erode.

Ein Kerem è oggi un quartiere di Gerusalemme situato a circa a 8 km dalla città vecchia; sul suo territorio sorgono la Chiesa della Visitazione ed il Convento di San Giovanni Battista.

Ma, secondo me, Ain Karem è il mondo intero, è ogni luogo in cui due o più persone si incontrano, si salutano nel nome del Signore, pregano e ringraziano Dio, e si apprestano a costruire il Regno del Signore.

Visitazione nell’arte

Con Visitazione si intende la visita che Maria rende alla cugina Elisabetta dopo aver saputo che questa sarebbe diventata madre (del futuro Giovanni Battista), malgrado l’età avanzata.
È lo stesso arcangelo Gabriele, annunciando a Maria il concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo, a parlarle di Elisabetta: «anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
Il grado di parentela fra Maria ed Elisabetta, soltanto accennato da Luca, è precisato dalla tradizione apocrifa, secondo la quale erano cugine prime: Maria era figlia di Anna, anche lei rimasta incinta quando ormai veniva considerata sterile, la quale aveva una sorella, Ismeria, madre di Elisabetta.

Tintoretto (1518-1594), Visitazione, 1588 ca., olio su tela, Venezia, Scuola di San Rocco

Tra i possibili significati simbolici che nel tempo sono stati attribuiti all’episodio evangelico della Visitazione della Vergine Maria a sua cugina Elisabetta, vi sono stati l’incontro tra la Chiesa Occidentale e quella Orientale, il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento, e altri ancora.
In questa Visitazione, conservata alla Scuola di san Rocco, Tintoretto esclude ogni riferimento architettonico di contorno, per concentrarsi sulle figure di Giuseppe e Zaccaria.
Colpisce la contrapposizione tra le figure maschili, che sono ferme ed immobili, concentrate ad osservare l’avvenumento speciale dell’incontro, e le due donne che sembrano in movimento.

Elisabetta, sulla sinistra, che si inginocchia davanti a Maria, la quale sollecitamente la sostiene.
Il gesto, tuttavia, può essere letto in un altro modo: entrambe le donne sembrano protendere la mano verso il ventre dell’altra, quasi a voler “sentire” la rispettiva condizione di miracolosa gravidanza.
Lo stato virginale di Maria è sottolineato dal velo sul capo, mentre Elisabetta lo porta sciolto sulle spalle.

Credits:
Immagine e commento presi (e rivisti) dal cd-rom “La vita di Cristonei capolavori dell’arte” ed. SEI