2° giorno d’Avvento

Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. (Rm 10,17)

L’ascolto … ancora l’ascolto.

Ma ascolto davvero la Parola di Dio o me la adeguo e sento quello che mi pare?

Mi lascio meravigliare dalle inevitabili novità che porta in sè ogni giorno?

Però … per poterla udire c’è sempre un uomo che parla, c’è sempre un uomo che “dice e racconta”, c’è sempre un uomo che diventa un canale di trasmissione di questa Parola.

Meravigliarsi

“Ascoltandolo, Gesù si meravigliò” (Mt 8,10)

Che strano!

Il Vangelo del primo lunedì d’Avvento mette in luce due verbi:

ascoltare e meravigliarsi.

E’ quello che ha fatto Maria.

E’ quello che ha fatto Giuseppe.

E’ quello che facciamo anche noi … nei confronti:

  • della Parola di  Dio
  • del prossimo (anche il più improbabile)
  • di noi stessi (per scoprire ciò che non va e ciò che dovremmo dare)
  • del senso della nostra “attesa

Buon Avvento a tutti.

 


Ma ….

Sempre proseguendo sul tema del film, mi sto chiedendo: “Ma io? Ma noi?”

Andiamo ai “piccoli martiiri”, andiamo a quelli che dicono “togliti di lì!”, andiamo alle calunnie/cattiverie ricevute da chi ha ricevuto solo del bene, andiamo alle incomprensioni, andiamo al nostro “perdere la faccia” … come ne usciremmo o come ne siamo usciti?

Siamo rimasti al nostro posto oppure abbiamo sbattuto la porta sdegnati?

Le persone inopportune (quelle che danno fastidio e che dicono sempre le stesso cose) come le trattiamo?

Quelli che non sanno nulla e non sono brillanti/di successo sono nella nostra top ten (giusto per fare riferimento alle beatitudini)?

Per noi cristiani che abitano in Italia non è questione di essere trucidati fisicamente, ma è questione di mostrare la propria faccia a quelli che non la vorrebbero più vedere e che – per raggiungere questo – mettono in atto violenze non sanguinarie, ma violenze psicologiche.

Zaccheo … Il Vangelo di oggi parla – di nuovo – di Zaccheo che la faccia ce l’ha rimessa proprio tutta. Un Zaccheo che ha dovuto “salire sull’albero” (che fatica) per vedere Gesù perchè davanti a lui c’era un muro.

Allora quanti martiri facciamo per indifferenza, supponenza, difesa della propria dignità? Quanti sono quelli che si disperdono perchè noi, arrabbiati per cattiverie subite, ci ribelliamo con un “Arrangiatevi!!!”

Quanti hanno abbandonato il proprio posto perchè “non gratificante”?

Il martirio è anche questo, la fedeltà a Dio e agli uomini nel piccolo, nel quotidiano ed anche nella più frequente delle scuse “ma non ho tempo!!!”

Ci sono martiri, oggi, che nessuno se li fila e sono quelli che si lasciano spezzare e mangiare dal prossimo, sia da quello che chiede sempre senza mai dare, sia da quello che prende e pretende, sia da quello che prende a sberle e che insulta, sia da “quello” in genere che non è tra quelli che noi vorremmo.

Il grandi martiri sono lo specchio dei piccoli martiri (e nascosti) che sono disseminati nella nostra casa, parrocchia, ufficio, città … sempre presenti e sempre pronti a dare anche quando sanno che gli verrà ritornato uno schiaffone (se va bene).

Uomini di Dio – Des hommes et des dieux

Io ho detto: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo,
ma certo morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti».
Sal 82, 6-7 – citato in Gv 10, 34

Foto dei monaci di Tibhirine, dal film Uomini di Dio

Degli uomini e degli dèi, secondo la traduzione letterale dal titolo in francese, è il film che è uscito alla fine di ottobre nelle sale cinematografiche italiane. Sono andato a vederlo con i miei 2 figli maggiori (7 e 10 anni).

All’inizio del film compare la citazione tratta dal salmo 82, che ci riporta alle radici fondamentali della nostra esistenza: veniamo tutti da Dio e siamo destinati a ritornarvi.
La nostra esistenza si snoda tra la nascita e la morte, ed è fatta per lo più da azioni comuni a tutti gli uomini.
Il film del regista Xavier Beauvois racconta la vita semplice dei monaci nel villaggio di Tibhirine (significa “piccolo giardino” in lingua cabila) in Algeria; una vita che è il risultato di precise scelte personali di ognuno dei monaci, che sono come i tasselli di un piccolo e bellissimo mosaico di pace, inserito in un contesto di guerra e violenza.

In passato mi aveva affascinato la storia di questi uomini e ne avevo parlato in un post dedicato alla giornata dei missionari martiri che ricorre il 24 marzo di ogni anno. Poi avevo saputo, dal festival di Cannes, dell’uscita di questo film che ha riportato alla luce la loro storia, e ne aspettavo l’edizione italiana.

Il film, che in Francia ha avuto un grande successo di pubblico, secondo me è stato realizzato  con una prospettiva “laica” ma che ha saputo cogliere gli elementi essenziali della vita dei monaci: dedizione ai poveri, preghiera, fedeltà alle scelte, umanità, perseveranza, ricerca della pace, in sintesi FEDE-SPERANZA-CARITA’.

Foto originale dei monaci di Tibhirine

La vita quotidiana di ognuno è fatta di piccole cose, ma dietro ci stanno delle scelte ben precise; anche i dubbi e le debolezze umane fanno parte di questo, ma sono sempre inserite in un contesto di fede vissuta.
Bellissimi e senza bisogno di commenti i momenti di preghiera cantati, soprattutto quello del Natale.
Gli attori sono tutti molto bravi ed espressivi: durante il pranzo sulle note del “Lago dei cigni” il volto di ognuno dice chiaramente quello che sarebbe impossibile da dire con le parole.

Piccola chicca che personalmente ho notato: Carlo Carretto, un testimone che io ho riscoperto da poco, viene citato nella lettura di un suo articolo, durante il pranzo comunitario, nella prima parte del film.

Lascio ora spazio ai due figli che hanno visto con me il film.

Luca:
Mi è piaciuto molto, l’unica cosa è che non c’era molta azione.
I miei personaggi preferiti sono Christian, perchè un mio amico si chiama così, e Luc perchè anche io mi chiamo così e da grande anche io vorrei fare il medico.
La scena che mi è piaciuta di più è la notte di Natale, quando Christian ed il capo terrorista si sono dati la mano.

Simone:
Mi è piaciuta la scena con la musica del “Lago dei Cigni”, che ho riconosciuto subito.
La fine, quando nevicava, mi è piaciuta molto.
Secondo me era troppo lungo.

PS:
Per chi si chiedesse come ho fatto a portare due bambini a vedere un film di questo genere, posso dire che ho parlato loro della storia dei monaci di Tibhirine, ho cercato di interessarli, ecc. ecc.
Devo anche ammettere che ho fatto questo baratto: prima i figli mi hanno portato a vedere un film di animazione di loro scelta (Cattivissimo me), poi abbiamo visto Uomini di Dio, in seguito di comune accordo andremo a vedere “Il viaggio del veliero”, la prossima uscita del film tratto dalle “Cronache di Narnia”.
😉

Credits:
Devo ringraziare per le foto, che sono prese dal blog di Luigi Locatelli, da una recensione del film che condivido abbastanza. Grazie