Risposta nella domanda

Spesso sentiamo dire: “Ma cos’è la Trinità?”, ma dovremmo sentire la domanda in “Ma CHI è la Trinità?”

Da qui, ripensandoci, mi sono detta che è la stessa domanda di “Chi è Dio?”

E’ la domanda delle domande, non c’è che dire.

Una domanda un pochino obsoleta e molto inflazionata, ma sempre domanda è.

Si sono sprecati fiumi di parole per questa domanda, ma la risposta è la stessa domanda con un punto esclamatvo in fondo

Chi è Dio!

Sono 3 parole, proprio come la Trinità:

Chi

E’ un “chi e sono 3 CHI. Tre Persone ed una sola sostanza, ma Persone – Il Figlio di Dio, Gesù è un “Chi”

E’

Essere, esserci: proprio delle persone, Vivere, esistere, essere presenti – Lo Spirito Santo, Colui che incarna il Pensiero di Dio – Lo Spirito Santo è verbo essere

Dio

Tre Persone presenti, vive Il Padre

Discorso azzardato il mio, ma forse davvero la risposta è la domanda stessa.

Parole

Da un blog amico ho preso 3 parole: parole di sole

Da una parente ho preso 3 parole: scaldare il cuore

Messe insieme danno:

Parole di sole (per) scaldare il cuore.

E sono le tre Feste che stiamo vivendo in queste settimane

Ascensione – Pentecoste – Santissima Trinità

Vivendole nel profondo, guardando a tutte le letture (feriali) che fanno da ponte dall’una all’altra festa scopriamo che è la nostra missione quella di dire

Parole di sole (per) scaldare il cuore

Credo che sia questo il dono dello Spirito Santo mandato da Gesù per farci entrare in comunicazione (Trinità) tra di noi e con Dio.

Ma scaldare il cuore non significa essere mielensi, ma solo capirne la lingua di questo cuore … e ce n’è una per ogni essere umano.

Ascensione

Propongo una riflessione sull’Ascensione di Benedetto XVI … è, oltre che bellissima, verissima.

Buona meditazione.

Una riflessione del Card. Ratzinger sull’Ascensione

Cristo ha risollevato l’immagine di Adamo: voi non siete solo sporcizia; vi innalzate al di sopra di tutte le dimensioni cosmiche fino al cuore di Dio. L’Ascensione di Cristo è la riabilitazione dell’uomo: non l’essere colpiti abbassa e umilia, ma il colpire; non l’essere oggetto di sputi abbassa e umilia, ma lo sputare addosso a qualcuno; non chi è offeso, ma chi offende è disonorato; non è la superbia che innalza l’uomo, ma l’umiltà; non è l’auto-glorificazione a renderlo grande, ma la comunione con Dio, di cui egli è capace.

L’Ascensione di Cristo non è uno spettacolo per i discepoli, ma un evento in cui essi stessi sono inseriti. È un sur-sum corda, un movimento verso l’alto, a cui tutti veniamo chiamati. Ci dice che l’uomo può vivere rivolto verso l’alto, che è capace dell’altezza. Di più: l’altezza che sola corrisponde alla misura dell’uomo è l’altezza di Dio stesso. A questa altezza l’uomo può vivere e solo da questa altezza possiamo comprenderlo davvero. L’immagine dell’uomo è elevata, ma noi abbiamo la libertà di tirarla verso il basso e strapparla oppure di lasciarci elevare, innalzare verso l’alto. Non si comprende l’uomo se ci si chiede solo da dove viene. Lo si comprende solo se ci si chiede anche dove può andare. Solo dalla sua altezza risulta chiara davvero la sua essenza. E solo quando questa altezza viene percepita, nasce un rispetto incondizionato verso l’uomo, un rispetto che lo considera sacro anche in tutte le sue profonde umiliazioni. Solo partendo da qui si può imparare ad amare l’umanità in s? e negli altri. Per questo la parola più importante nei riguardi dell’uomo non può essere l’accusa. Certo, anche l’accusa è necessaria, perch? la colpa sia riconosciuta come colpa e sia distinta dalla vera essenza dell’uomo. Ma l’accusa da sola non basta: se la si isola in se stessa, diventa negazione e per ciò stesso uno strumento di devastazione dell’uomo.
Per questo non è neppure giusto dire, come qualche volta si fa oggi, che la fede dovrebbe tenere desta la memoria sovversiva dell’umanità, che essa deve impedire di venire a compromesso con l’ingiustizia di questo mondo. È vero comunque che la fede ci insegna una memoria, la memoria della croce e della resurrezione di Cristo. Ma questa memoria non è sovversiva. Ci ricorda sicuramente che l’immagine di Adamo è decaduta, ma ci ricorda soprattutto che questa immagine è stata risollevata e che, anche se decaduta, resta pur sempre l’immagine della creatura amata da Dio. La fede ci impedisce di dimenticare; desta in noi l’autentica, sconvolgente memoria dell’origine: del fatto che noi veniamo da Dio; e vi aggiunge la nuova memoria che si esprime nella festa dell’Ascensione di Cristo: la memoria che il luogo autenticamente appropriato della nostra esistenza è Dio stesso e che è da lì che dobbiamo guardare l’uomo. La memoria della fede è in questo senso pienamente positiva: libera la dimensione ultima positiva dell’uomo. Riconoscere questo è una difesa ben più efficace contro ogni riduzione dell’uomo rispetto alla semplice memoria delle negazioni che, alla fine, può lasciare dietro di s? solo il disprezzo per l’uomo. L’antidoto più efficace contro la rovina dell’uomo risiede nella memoria della sua grandezza, non in quella della sua miseria. L’Ascensione di Cristo risveglia in noi la memoria della grandezza. Essa ci rende immuni rispetto al falso moralismo che getta discredito sull’uomo. Essa ci insegna il rispetto per l’umanità e ci restituisce la gioia di essere uomini.

Magnificat

Ieri, risentendo con enorme calore nel cuore, questo canto di Maria, all’improvviso, mi sono chiesta se non potesse essere un canto che in ognuno di noi potrebbe esplodere.

Senza essere blasfema, credo che sia un canto dell’anima che ad ogni conversione dovrebbe esplodere nel cuore.

Ad ogni conversione giornaliera, perchè – forse non ce ne accorgiamo – ma ad ogni momento ci convertiamo sempre di più.

Ogni giorno dovrebbe nutrire il nostro pensiero perché:

  • credo sia un definire sè stessi in Dio Padre
  • credo sia un riconoscere in noi il Suo Spirito che ci fa degli individui
  • credo sia riconoscere un dono che è la vita in cui non ci siamo capitati, ma siamo stati scelti per vivere
  • credo sia un coraggioso “vado avanti” quando tutto tiene fermi
  • credo sia un esporci a favore di chi soffre e di chi subisce ingiustizie
  • credo sia un rimanere uomini e donne senza ridurre lo spirito a qualcosa fuori di noi
  • credo sia uno stare con i piedi a terra, ma la testa/pensiero/intelligenza in Cielo
  • credo sia un dono dell’intelletto inteso come intelligenza della Fede, intelligenza del cuore, conoscenza del bene riconoscendo – però – il male
  • credo sia un salto temporale che non ci fa dire della vita “tutto qui!”
  • credo sia una dimensione di tempo che non ha più misura e limiti, cosa per quale se Dio desidera un’azione particolare da noi, nessun impedimento di tempo ci bloccherà
  • credo sia il canto che ognuno di noi sente (ma non riconosce subito) appena dopo una Confessione
  • credo sia una preghiera del tutto umana, la nostra preghiera al Padre, la preghiera di Maria, la Madre della Chiesa, nostra Madre e quindi una di noi.

Invito tutti a recitarla come se fosse un nostro canto, come se fosse la nostra anima e … molti occhi cambieranno vista come molte teste si chineranno.