Crescere o far crescere

“Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere” (cit. F. Rebelais).

Sante parole davvero, peccato che non è così nella vita reale.

Forse dirò una stupidata, ma i bimbi crescono da soli, con i loro tempi, i loro modi … E’ una legge naturale che nessuno si dovrebbe permettere di ostacolare.

Ma i genitori e/o educatori a che servono?

Semplice, a tenerli sulla strada giusta e quindi

^ quello che non si deve fare … e specificare sempre il perchè in modo che il bimbo capisca

^ tentare di fare cose nuove, ma senza imposizione ed oppressione

Insomma, un bimbo impara perchè

^ vede gli adulti

^ vede gli altri bambini soprattutto

^ perchè (e la dico grossa) un bimbo naturalmente è al tempo stesso dipendente ed indipendente ( e meno male)

I tempi di crescita sono del tutto personali e soggettivi.

Lo stare ai libri in cui si dice che un bimbo a x anni deve saper fare x cose è spaventoso e si fnisce – come al solito – a mortifcare, stressare un bimbo minando la cosa più importante ed essenziale alla crescita: l’autostima.

“Accendere il fuoco” significa solo stimolare in lui la voglia di fare cose nuove (anche questo del tutto naturale).

La salute psichica di una persona si gioca tutta qui e ricordiamoci tutti che:

gli oppressi diverranno – a loro volta quando avranno il potere di essere adulti – degli oppressori.

 

Le Ceneri raccontate ai bambini

In sacrestia la cenere viene tolta dalla scatola e messa su un piattino e … ogni granello di cenere sembra abbia una gran voglia di parlare.

Granello 1
Uff! Finalmente!!! Non ne potevo più di stare in quella scatola. E’ da un anno che siamo tutti li appiccicati.

Granello 2
E già, hai ragione! Ma tu da dove vieni? E’ vero che è un anno che stiamo insieme, ma – come dicevi tu – eravamo talmente stretti che non … bé … ci siamo addormentati.

Granello 1
Ohhh, io ero un ramo di un ulivo e vengo dalla Liguria e tu?

Granello 2
Boh! Ero troppo piccolo per saperlo

Granello 1
Come troppo piccolo?

Granello 2
E sì, sai, ero un ramo giovane e poi – onestamente – ero un po’ distratto. Ma dai sentiamo da dove vengono gli altri

Granello 1
Ehi voi, sveglia!!! Da che ulivo arrivate, dove eravate.

E tutti allora si misero a dire da dove venivano, di quanto era bella la pianta di cui ne facevano parte ecc.
Ma, ad un tratto, ci si accorge che un granello non parla.

Granello 1
Ehi, piccolino, e tu perché non parli?

Granello silenzioso e timido
Perché l’ulivo da dove sono venuto non era nei bei posti che voi dite, io ero in un giardino proprio qui, vicino a questa chiesa.

Granello 1
Ma va? Dai racconta.

Granello silenzioso e timido.
Eh! E’ successo che lo scorso anno, in occasione della Domenica delle Palme, si sono accorti che l’ulivo che avevano portato non bastava per tutto. Non bastava da dare a tutta la gente, per addobbare la chiesa e – soprattutto – non c’era un ramo “giusto” da dare in mano al sacerdote che guidava la processione.

Granello 2
Sì, ha ragione. Me lo ricordo anch’io il panico di questa povera gente che non sapeva cosa fare.

Granello 1
Acc …io me lo sono perso perché ero già stato infiocchettato … dai, dai, continua.

Granello timido
Allora, la signora che era la proprietaria del giardino in cui era piantato il mio ulivo, quando l’ha saputo è corsa dal parroco ed ha offerto i rami del suo ulivo. Il parroco commosso, ha accettato ed è andato con la signora a potare i rami. La signora ci tagliava con tanta delicatezza e ad ogni taglio sembrava dicesse ad ognuno di noi “Perdonami, ma ti ringrazio di cuore, ma è per il Signore”. Il parroco, vista tanta delicatezza, ad un certo punto ha detto:
“Senti, posso prendere questo ramo? E’ bellissimo e lo porterò io in processione”. La signora commossa, accarezzando il ramo (che ero io) lo ha tagliato.

Granello 1
Che bello!!!

Granello timido …
Mica tanto, perché poi, finita la processione, finita la domenica … sono stato messo insieme agli altri per essere bruciato.

Granello 1
Appunto … che bello! E lo stesso che è successo a noi.

Granello timido
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Di chi è il Regno ?

Commento al Vangelo del 4 ottobre 2009, XXVII domenica del tempo ordinario (anno B)
seconda parte

+  Dal Vangelo secondo Marco (10, 13-16)
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

gesu con bambini

Incontri
Nel percorso che sta facendo da Cafarnao per arrivare a Gerusalemme Gesù incontra dei bambini, che gli erano stati portati affinché lui li toccasse.
Io cerco di immaginare la scena, pensando all’ultima festa alla quale hanno partecipato i nostri figli: bambini vocianti, confusione, grida, giochi… e credo bene che gli apostoli cercassero di mettere un po’ di ordine !

E’ un rapporto fisico quello che Gesù instaura con questi bambini: abbraccia, benedice, impone le mani, ed i piccoli ricambiano con una assoluta fiducia in lui. La relazione che si instaura è simile a quella di un padre/madre con i suoi figli, o anche a quella tra due innamorati; è la manifestazione di una comunicazione profonda e concreta.

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Teresina

teresina

Oggi, 1 ottobre, si ricorda santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, vergine e dottore della Chiesa (vedi qui)

E’ anche l’inizio dell’ottobre missionario e questa giovane santa viene posta come patrona delle missioni (insieme a san Francesco Saverio), pur non essendo mai uscita dal carmelo di Lisiuex.

Un anno dopo la sua morte, avvenuta il 30 settembre 1897 a ventiquattro anni di età, compare “Storia di un’Anima”, un libro composto dai suoi scritti nei quali insegna a tutti noi la “Piccola via dell’infanzia spirituale”
«Per camminare occorre essere umili, poveri di spirito e semplici».

Grazie Teresina per averci insegnato questa “piccola via”, praticabile però solo se si riesce a ritornare piccoli, come bambini.

santa Teresa di G esù Bambino, vergine e dottore della Chi

In incognito, per ultimo, come un bambino

Commento al Vangelo del 20 settembre 2009, XXV domenica del tempo ordinario (anno B).

Dal Vangelo secondo Marco (9, 30-37)
In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”.
Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”.
Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato” .

Bambini a scuolaAlla scuola di Gesù
Visto che l’anno scolastico è appena iniziato, e tanto per rimanere in tema, mi/vi faccio due domande:

  1. che cosa hanno imparato i discepoli, fino ad ora, alla scuola di Gesù ?
  2. che voto o giudizio vogliamo dare loro ?

Dall’alto della mia sapienza umana io darei questa sentenza:

  1. hanno capito che, seguendo Gesù, potranno fare dei miracoli, diventare importanti, essere seguiti da tante persone; è quindi fondamentale stabilire delle gerarchie, organizzare, decidere chi-fa-che-cosa, definire chi è il più grande.
  2. hanno studiato poco, si sono applicati ancor meno, non hanno capito quasi nulla;  voto 4, rimandati a settembre (lezioni private da Caifa, magari).

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Primo giorno di scuola

Ecco, finalmente è arrivato il primo giorno di scuola tanto atteso e, come per una straordinaria coincidenza, inauguro oggi il primo post di questo blog.

Abbiamo due figli, il primo frequenta la 4a elementare mentre per il secondo oggi è stato il primo giorno in prima elementare: grande emozione per i genitori, soprattutto per la mamma, che ha iniziato pure lei la scuola (però come insegnante !).
Questa sera, a tavola, abbiamo chiesto al piccolo che cosa ricordava del suo primo giorno; dopo vari tentativi e ripetuti mugugni e versi, otteniamo una stringata risposta: ” … mah … la matita, il nome dell’insegnante (meno male !), la cartella”. Come inizio può andare, speriamo sempre in meglio.

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