Saltando giù dal Tabor

Eh sì, una mattina sul Tabor e poi … giù di corsa in mezzo alle difficoltà di tutti i giorni, alle ansie di tutti i giorni.

Questa mattina, al momento del Vangelo mi sono accorta  di cose che – fino a ieri – proprio non avevo letto (questo a dimostrazione che il Vangelo proclamato ha sempre un qualche cosa che sfugge alla lettura)

La prima sono state queste parole:

“Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare”

Insieme a:

“Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria”

Che subito mi hanno rimandato ad un altro momento in cui Gesù ha preso con sé gli apostoli per andare a pregare … nel Getsemani.

Anche lì si sono addormentati, ma è stato un sonno che è durato fino al mattino di Pasqua dove vedranno lo stesso Gesù trasfigurato.

Poi, c’è stata anche la frase:

Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante

Anche nel Getsemani il “suo volto cambio d’aspetto”, ma perché sudava sangue eppure … eppure era un trasfigurarsi nell’amore anche quello.

Poi, fermandomi sul pregare mi sono accorta che nessuno di noi non prega per conto suo, da solo … noi preghiamo perché siamo stati “presi” dal Signore … in qualche modo noi preghiamo IN – CON – PER LUI … che è la formula conclusiva di ogni preghiera Eucaristica … che è pane.

Certo poi, non mi sarei mai aspettata che tutta l’omelia verteva su questi miei pensieri  … ma mi sono distratta un’altra volta è mi sono ricordata che nel Vangelo della samaritana non si parla solo di “sete e di acqua” , ma si parla anche di “fame e pane”.

Quindi, concludendo, davvero nel Vangelo in rito ambrosiano c’era la beatitudine che riguardava la fame e la sete di giustizia e davvero nel Vangelo in rito romano c’era la beatitudine della misericordia … La Quaresima allora, davvero è un trasfigurarsi ogni anno di più, ogni volta più profondamente …. Fino a cambiare il volto, fino a rivelarci profondamente al prossimo e … a noi stessi come “fratelli di sangue” …

Trasfigurazione: coriandoli di luce, frammenti di voce

Commento al Vangelo del 28 febbraio 2010, IIa domenica di Quaresima (anno C)

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,28-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Parola del Signore

Coriandoli di luce è un’espressione che ho sentito di recente e che faccio mia per interpretare, a mio modo, quello che gli occhi degli apostoli hanno visto nello sfolgorio delle vesti candide di Gesù.
Frammenti di voce è quello che mi viene in mente guardando l’immagine qui di fianco e pensando ad una voce che mi chiama (dettaglio vetrata “profeta Amos” di Marek Trizuljak, presa dal blog di Tanino – grazie 😀 )

Il tutto ha inizio da una azione fondamentale che caratterizzerà i momenti fondamentali della vita di Gesù: la preghiera.
Infatti Gesù prega nell’orto degli ulivi, prega qui sul Tabor, prega nei 40 giorni nel deserto, quando viene tentato.
Posta all’inizio di questo brano, questa preghiera è la condizione necessaria per entrare in relazione con Dio.
E Dio risponde !

Legge e Profeti

Tutto quello che è il Primo (o Antico) Testamento viene condensato in questi due personaggi: Mosè rappresenta la Legge, le Dieci Parole scritte (per ben due volte) sulla pietra e dettate direttamente dalla voce di Dio. Elia rappresenta l’innumerevole schiera di Profeti che hanno ascoltato la voce di Dio ed hanno guidato sui suoi sentieri il popolo di Israele. Sono due “colonne portanti” di tutta la Rivelazione di Dio (ci sarebbe da aggiungere Abramo, l’uomo della promessa).
Tutti hanno ascoltato le parole di Dio e le hanno messe in pratica.
Inoltre, per entrambi la fine della vita è alquanto particolare; Mosè, giunto sulla soglia della terra promessa, la vede dall’alto del monte Nebo, ma non vi entrerà; secondo alcune interpretazioni dei rabbini la morte di Mosè avviene “sulla bocca di Dio”: non c’è modo migliore di morire !
Il grande profeta Elia verrà rapito in cielo su un carro di fuoco; vi sono molte icone della tradizione bizantina che raffigurano molto bene il passaggio di Elia dalla vita all’aldilà.

Che bello !

Questa esclamazione è la stessa che Dio fa nel racconto della creazione della Genesi, quando, alla fine di ogni giorno, guarda la sua opera e dice “che bello”.
La bellezza ci salverà; E’ fondamentale prendere coscienza della “bellezza” di Dio, di tutto il creato, e soprattutto di noi stessi.
Sì, perchè siamo stati fatti belli dall’oera di Dio stesso, somigliamo a Lui.
Se rimaniamo addormentati, con gli occhi chiusi, non vedremo mai la bellezza del mondo e di noi stessi.
Forza, allora, SVEGLIA!, apriamo gli occhi e guardiamo in alto.

Dio è voce

Nel Primo Testamento Dio si manifesta molte volte attraverso una voce; nei Vangeli Dio parla solo 2 volte: al Battesimo di Gesù e qui, sul Tabor, dove esorta ad ascoltare la voce di suo Figlio e di seguirlo.
Gesù ascolta le parole del Padre e diventa suo volto e sua voce; il centro della trasfigurazione è l’ascolto. Quello che ascolto trasforma la mia vita e mi fa diventare come Lui. Ascoltare Gesù vuol dire ascoltare Dio.
Vedere e ascoltare
sono i verbi del discepolo. Solo dopo aver guardato si riesce a vedere e ascoltare.

Termino con una domanda:

E’ possibile – per l’uomo, per me, per te – diventare volto di Dio ?


Scendere dal Tabor per dissetare samaritane beate

Mi stupisce sempre il dialogo serrato tra le Letture proposte dal rito ambrosiano e da quello romano.

Anche quando paiono slegate tra di loro, in qualche modo si rivelano, poi, legatissime.
Oggi abbiano, nel Rito Romano – la trasfigurazione del Signore sul Tabor –  mentre  – nel Rito Ambrosiano – abbiamo la samaritana.
Se ci fermassimo alle sole parole ci risulterebbe impensabile legarle, ma se leggessimo le due pericopi una di seguito all’altra (prima la Trasfigurazione e poi la Samaritana) allora … allora tutto cambia.
Pietro vorrebbe fermarsi sul Tabor (e chi non lo vorrebbe?), ma Gesù spinge a ritornare coi … “piedi per terra”, in mezzo agli uomini e non ai santi.

Così ritornando a terra e proseguendo la lettura della pericope della Samaritana ci si accorge che – accantonando per un momento il significato teologico  – che non mi sognerei mai di proporre – c’è un’indicazione quaresimale veramente innovativa.
Un’indicazione che a me ha lasciato un po’ stupita (e non me ne vogliano i teologi che potrebbero leggere queste parole).
Si ritorna “giù” dal monte della trasfigurazione (della preghiera, del raccoglimento, dell’introspezione, del dialogo con il Signore) per andare a … dare “acqua” al prossimo, il sorriso al prossimo, l’accoglienza al prossimo.

Un’idea strana per un tempo penitenziale no? Un’idea molto alternativa per un tempo forte di conversione (che noi intendiamo sempre in termini “io e Dio”) no?
Vestirci di luce ed essere luce riflessa per il prossimo, aspettare il prossimo nel momento più faticoso (l’ora più calda e più deserta), aspettarlo proprio nel posto giusto e nel momento giusto … Ed in quel momento fare esattamente quello che Gesù ha fatto.
E che ha fatto Gesù? Niente, assolutamente niente di eccezionale (per noi) nessun miracolo, nessun prodigio … nulla! Ha solamente rivolto la parola ad una “straniera”, ad una emarginata o se vogliamo ad una persona che aveva sete di umanità.
Ecco le Beatitudini di questa domenica, la prima:

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia

Perché dal Tabor si scende per misericordia! Una cosina che – anche etimologicamente – ha a che fare con il cuore. Ma con quale misericordia?
Ed ecco la seconda:

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati

Portare allora pane e acqua per quelli che hanno fame e sete di giustizia.
Dal Tabor, dalla Quaresima si scende per entrare nell’intimo, nel cuore di ogni persona per saziare quella fame di giustizia (la samaritana era affamata di giustizia ed era oppressa dall’ingiustizia).

Dalla Quaresima, ma in ogni giorno di Quaresima dobbiamo rivestirci di quella luce che tutti conoscono e che tutti accolgono perché è essenziale come l’acqua: la luce di una persona che dona sostegno, affiancamento, comprensione, coraggio ecc.
Facciamo tutte le penitenze che vogliamo, ma dopo – camminando per strada ed incontrando la gente – lasciamo che davanti a noi cammini solamente la nostra umanità.
Questa credo sia la misericordia che ci viene chiesta, una misericordia che nasce da una preghiera intensa e da … una gratuità immensa.
E per agganciare queste due brani di Vangelo tra di loro e con le beatitudini mi ha aiutato – se non addirittura indicato – il nostro caro San Paolo che nel Rito Ambrosiano e proprio in questa domenica dice questo.

Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 6, 1-10
Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri. Ciascuno infatti porterà il proprio fardello. Chi viene istruito nella Parola, condivida tutti i suoi beni con chi lo istruisce. Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.

E forse forse anche noi non “parleremo” di quello che abbiamo visto e vissuto sul Tabor, ma di certo si vedrà, di certo trasuderemo questa flebo di misericordia ricevuta lassù (che è quaggiù nell’Eucarestia) …. Perché il Tabor, oltre all’ennesimo riconoscimento di Gesù come Figlio di Dio, c’è anche l’indicazione di ascoltarLo …

e le Parole di Gesù sono misericordia pura