Epifania 2009 (Buona Luce)

Nella mia convinzione che il Vangelo non è una storia di “altri”, di “altri tempi” o “solo” di Gesù, ma è la nostra storia, la nostra vita qui e adesso, le situazioni che passiamo, le difficoltà e ci pone delle indicazioni molto concrete e nella mia altra convinzione che le due liturgie romana ed ambrosiana dialogano e si completano a vicenda, mi sono soffermata SOLO sull’ultima parte del Vangelo che domani ci unirà tutti nell’ascolto, queste parole:

“Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”

che trova una risposta un po’ nell’ultimo versetto del Salmo responsoriale (n° 71 per ambedue le liturgie, ma in quella ambrosiana manca l’ultimo versetto) che è questo:

“Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri”

e un po’ nelle ultime righe della 2° lettura del rito ambrosiano (san Paolo apostolo a Tito 2, 11 – 3, 2) diversa dalla 2° lettura del rito romano, queste:

“Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi! Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini”

Ecco, la tenerezza infinita, l’umanità della divinità e la potenza del bene.

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Prendere per la coda una cometa

Commento al Vangelo del 6 gennaio 2010, Epifania del Signore

+  Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2, 1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Parola del Signore

Dice Matteo:
Lo sanno tutti che, quando nasce un bambino, in cielo si accende una stella. Quando Gesù nasce, sorge la lua stella.
La vedono levarsi, in Oriente, i sapienti pagani … Capiscono che è nato un grande re, si mettono in cammino e, seguendo la stella, giungono a Gerusalemme.
(da “Dice Matteo”, Sivia Giacomoni).

Segni, sogni, angeli e stelle

Cosa sto cercando ?  Cosa sta guidando il mio cercare ? Dove si volge il mio sguardo ?

Queste domande mi frullano per la testa mentre leggo e rileggo il Vangelo, e mi chiedo che cosa abbia attirato i Magi sino a Gerusalemme. Proprio dei pagani poi, che non avevano mai sentito parlare della profezia di Michea (Mi 5,1) e si erano messi in cammino spinti da chissà che cosa, un segno, una stella.
Avevano avuto un bel coraggio i nostri “sapienti” ad incamminarsi per una strada sconosciuta, guidati da questo “navigatore stellare” con la meta già impostata e senza comandi vocali.

Sono forse dei sognatori, degli illusi, dei cercatori di segni sempre con il naso all’insù (nasinsù ?) a guardare le stelle ?
Confronto il mio atteggiamento con quello dei magi e scopro che vivo in un mondo di “teste basse”, e io stesso lo sono, con gli occhi ben puntati a terra per evitare di inciampare nei mille tranelli terreni della dura vita quotidiana, ancorato saldamente alle zavorre “reali” del mondo.
Già, ma noi non siamo “del mondo”, non possiamo stare sempre e solo con i piedi per terra. Scopro di avere una grande invidia per questi magi, pronti ad inseguire un sogno, come sanno fare i solo i sognatori ad occhi aperti, come sanno fare i bambini di ogni tempo.

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