Felicitudine otto

Felici i perseguitati a causa della giustizia,
perchè Dio glielo ha già regalato, il Regno

Van Thuan
Servo di Dio François Xavier Nguyen Van Thuan 17/4/1928 - 16/9/2002

La persecuzione è “compresa nel prezzo” della scelta di essere operatori di pace e giustizia.
Nel nostro mondo occidentale sono rarissime le persecuzioni materiali, mentre Asia, in Africa, o in America Latina ci sono ancora oggi uomini e donne che soffrono e muoiono per la loro fede cristiana.
Le persecuzioni qui oggi possono essere le mie difficoltà interiori o esteriori nel praticare la giustizia in un mondo che pensa soprattuto al benessere individuale.
Il Regno è già automaticamente acquisito e nella condizione di persecuzione posso sperimentare la forza e la presenza del Signore.

Testimone della speranza

Da santiebeati.it
Nato nel Vietnam da una famiglia che annoverava nel suo albo genealogico numerosi martiri, si sentì chiamato fin da bambino alla vita religiosa e l’11 giugno 1953 fu ordinato sacerdote.
Dopo la laurea in Diritto Canonico conseguita a Roma nel 1959, era tornato in Viêt Nam come professore e poi rettore del seminario, vicario generale e Vescovo di Nha Trang a partire dal 1967. Il 24 aprile 1975 viene promosso da Papa Paolo VI Arcivescovo Coadiutore di Saigon (oggi Ho Chi Min), ma pochi mesi dopo la sua nomina viene imprigionato.
Era il 15 agosto 1975. Sarà scarcerato solo nel 1988, dopo tredici anni di carcere duro e isolamento.
Da allora venne in Italia, dove fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, quindi, dopo aver predicato gli Esercizi spirituali quaresimali al Papa e alla Curia Romana nell’anno del Grande Giubileo, col successivo Concistoro del 21 febbraio 2001 fu creato Cardinale.
Si è spento a Roma, dopo lunga malattia, il 16 settembre 2002.

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Non di rado,  nel mondo moderno, ci sentiamo perdenti. Ma l’avventura della speranza ci porta oltre.
Un giorno ho trovato scritto su un calendario queste parole:
«Il mondo è di chi lo ama e sa meglio dargliene la prova».
Quanto sono vere queste parole!

Felicitudine sette

Servo di Dio Antonio Bello 18/3/1035 - 20/4/1993

Felici quelli che fanno di tutto per portare la pace,
perchè Dio li chiamerà figli miei benedetti

Servo di Dio Antonio Bello 18/3/1035 - 20/4/1993
Servo di Dio Antonio Bello 18/3/1035 - 20/4/1993

Far pace con tutti, portare la pace, realizza il piano di Dio facendomi sentire pienamente figlio e quindi fratello con tutti.
Portare la pace dipende anche molto da come sono pacificato io nel mio interno; è qualcosa che poi si diffonde all’esterno, ma prima di tutto viene la pacificazione di ma stesso.

Stola e grembiule

Dal sito santiebeati.it
Nato a Lecce nel 1935, sacerdote nel ‘57, vescovo di Molfetta, in Puglia nel 1982, nel 1985 presidente del Movimento internazionale “Pax Christi”. Balzò agli onori della cronaca mobilitando la sua Diocesi contro l’insediamento dei caccia bombardieri della Nato nella sua Puglia.
Era notato proprio per la sua scelta di una vita comune, come tutti: Vescovo, prendeva l’autobus, e andava spesso in bicicletta, per non inquinare con l’auto, discorreva al bar con la gente, era difficile riconoscere la sua dignità dal vestito: la dignità di credente e di Vescovo brillava invece scintillante nei suoi occhi.
Forbito e poetico scrittore coniugava il magistero evangelico con il servizio di persona alle famiglie di sfrattati che aveva accolto nella propria abitazione del palazzo vescovile. Non temeva di esporsi anche nelle manifestazioni pubbliche partecipando ai cortei non violenti e pacifisti in occasione dei conflitti internazionali. Ci ha lasciato pagine squisite soprattutto nelle sue opere di devozione mariana.
Morì poco dopo aver partecipato, già gravemente ammalato di tumore, alla marcia a piedi dei 500 su Sarajevo, al tempo dell’occupazione nel conflitto dell’ex Jugoslavia.

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Coraggio, allora!
Nonostante questa esperienza frammentata di pace, scommettere su di essa significa scommettere sull’uomo.
Anzi, sull’Uomo nuovo.
Su Cristo Gesù: egli è la nostra Pace. E lui non delude.

Felicitudine sei

Felici i puri di cuore,
quelli che non hanno il cuore diviso dalle passioni,
perchè vedranno Dio.

Serafino Sarov
Serafino di Sarov 19/7/1754 - 2/1/1833

Il cuore puro è trasparente e lascia vedere la presenza di Dio in me. Purtoppo però il mio cuore spesse volte è torbido e così non lascia vedere Dio; allora la ricerca ed il progresso spirituale devono essere per me un graduale processo di purificazione del mio cuore, in modo tale da renderlo trasparante e così poter vedere Dio.

Mia gioia, Cristo è risorto

Da santiebeati.it
San Serafino di Sarov, monaco, è uno dei santi più popolari della Russia moderna. Dopo sedici anni di vita monastica nel monastero di Sarov, si ritirò da solo nella foresta, vivendo in profonda amicizia con gli animali e con ogni creatura.
Nel 1810, costretto a rientrare in monastero, continuò la sua vita di intimità con il Signore vivendo recluso nella propria cella. A 66 anni uscì definitivamente dalla sua solitudine ed iniziò ad accogliere uomini e donne che accorrevano a lui, per chiedergli consigli sulla vita spirituale.
Le parole con cui salutava quanti incontrava, “Mia gioia, Cristo è risorto”, sintetizzano la sua dottrina spirituale di uomo che nella sofferenza, nella solitudine, nella prova del deserto, ha sperimentato la gioia della fede nel Cristo vincitore della morte e di ogni dolore e sofferenza, anch’esse forme di morte.
È dall’incontro personale con il Signore che nasce la pacificazione profonda del cuore, la trasfigurazione del volto che riflette la luce divina. Non lasciò nulla di scritto. Il “Colloquio con Motovilov” riporta le memorie della conversazione tra un giovane e Serafino su temi di vita cristiana. Fu canonizzato nel 1903 dalla Chiesa Ortodossa Russa. Questo santo compare nel grande mosaico-icona della cappella Redemptoris Mater fatta realizzare in Vaticano da papa Giovanni Paolo II.

Nell’arte di purificare il cuore Serfino di Sarov è stato certamente un maestro.

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Il vero fine della vita cristiana è l’acquisizione dello Spirito Santo.
Quanto alla preghiera, il digiuno, le veglie, l’elemosina e ogni altra buona azione fatta in nome del Cristo, sono solo mezzi per acquistare lo Spirito Santo

Felicitudine cinque

Felici i misericordiosi,
perchè riceveranno misericordia

Don Luigi Guanella
Beato Luigi Guanella 19/12/1842 - 24/10/1915

La misericordia, la compassione è il sentimento che si prova davanti al male, alle sofferenze dell’uomo.

Compassione  significa “patire-con”, ovvero la condizione dell’altro non mi lascia indifferente, mi tocca il cuore.

Questo sentimento è la qualità più alta di Dio, e chi ha compassione riceve lui stesso misericordia da Dio

Il Servo della Carità (SdC)

Dal sito sangiuseppealtrionfale.it:
Luigi Guanella nacque a  Fraciscio di Campodolcino in Val San Giacomo, provincia di Sondrio, il 19 dicembre 1842. Morì a Como il 24 ottobre 1915.
Divenne  prete della Diocesi di Como il 26 maggio 1866, e fin dai primi anni di ministero manifestò zelo apostolico ardente e una predilezione per i poveri e gli inabili psico-fisici. Prese contatto con l’Opera del Cottolengo e con don Bosco, presso il quale si recò nel 1875, legandosi per tre anni alla Pia Società Salesiana. Richiamato dal suo vescovo, riprese il ministero in varie parrocchie della diocesi.
Dopo alcune esperienze, fallite per l’incomprensione dei contemporanei nel 1886 Don Luigi Guanella iniziò a Como la sua prima grande opera al servizio dei poveri fondando la  Casa della Divina Provvidenza con la collaborazione di suor Marcellina Bosatta e della sorella Beata Chiara e, sotto la sua guida spirituale, il piccolo gruppo di religiose divenne ben presto la  “Congregazione della Figlie di Santa Maria della Provvidenza”.
Scelse di servire i più miseri e abbandonati, privi di qualsiasi assistenza. Tramite l’istituto religioso maschile da lui fondato, i Servi della Carità, i guanelliani si dedicano a tutte le opere di misericordia, particolarmente a favore dei disabili mentali, degli anziani, dei fanciulli, dei ragazzi.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda ai seguenti links:

  • Scheda su santiebeati.it
  • Sito dell’Opera don Guanella

«È Dio che fa!»

Felicitudine tre

Felici i miti,
quelli tanto forti da ignorare la violenza:
perchè la terra la erediteranno loro

Luigi Bordino
Venerabile Luigi Bordino 12/08/1922 - 25/8/1977

I miti sono l’opposto degli arroganti, non fanno valere i propri diritti, non hanno una mentalità vincente; di loro si può dire, secondo la visione corrente del mondo, che sono dei perdenti per libera scelta.

Essi si rifanno a quello che è la figura di Gesù, mite ed umile di cuore, o di Mosè uomo mite; e proprio questa mitezza è la forza dell’amore, è la forza stessa di Dio. Sono loro gli eredi della terra promessa, non i prepotenti, e questa eredità è simbolo dello Spirito Santo che li fa vivere come figli di Dio; la vera eredità consiste nello Spirito nuovo donato dal Padre e non nel possedere un bene terreno.

Dal Salmo 37, 11 :
I poveri invece avranno in eredità la terra
e godranno di una grande pace.

L’infermiere dei poveri

Nato a Castellinaldo (Cuneo) il 12 agosto 1922 in una famiglia di viticultori, ventenne partì con il fratello per la Russia; fatto prigioniero, fu inviato in Siberia, nel famigerato “campo 99”: nella terribile esperienza del dolore, vissuto nel dono ai compagni di prigionia, maturò la sua vocazione, quella di servire i malati. Per questo, rientrato nel 1945, bussò alla Piccola Casa in Torino, dove fu accolto tra i Fratelli di S. Giuseppe Cottolengo.
La sua vita fu un continuo servizio, come infermiere, ai malati della Piccola Casa e agli ultimi della città che ogni giorno si presentavano. Il cottolenghino “Deo gratias” lo accompagnò sempre, anche durante la dolorosa malattia – leucemia mieloide – che lo portò alla tomba il 25 agosto 1977.
Fratel Luigi Bordino è l’ultima propaggine del fecondo ceppo di santità cottolenghina, emblematizzata dalla presenza dei santi/e cottolenghini nella chiesa eterna della Piccola Casa, dove anch’egli riposa.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda ai seguenti links:

Nel libro suddetto si legge:
… Dio gli donò un linguaggio mite, che non conosceva nè orgoglio nè ira. Gli donò occhi limpidi, vincitori sulle torbide suggestioni del male. gli donò un cuore puro, fedele nel servizio di carità ed ardente nella lode …

Ci sono due elementi comuni tra fratel Luigi Bordino e Don Carlo Gnocchi:

  • durante la seconda guerra mondiale hanno partecipato alla campagna di Russia e, al ritorno, hanno cambiato radicalmente la loro vita, dedicandosi completamente agli altri
  • dopo la loro morte hanno donato entrambi le cornee

Felicitudine quattro

Felici quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perchè saranno saziati

Beato Carlo Gnocchi 25/10/1902 - 28/02/1956
Beato Carlo Gnocchi 25/10/1902 - 28/02/1956

Con giustizia non si intende come dare a ciascuno il suo, ovvero quello che si merita; se fosse così il povero rimarrebbe povero, mentre il ricco avrebbe tutta la sua ricchezza.
Fare giustizia vuol dire anche fare elemosina, poichè quello che io ho (e l’altro non ha) non può essere mio ma è dell’altro, se siamo fratelli e Dio nostro unico Padre.
L’uomo giusto è colui che fa la volontà di Dio Padre, e per questo sarà saziato ed otterrà la vita piena.

L’angelo dei mutilatini

Sacerdote della diocesi di Milano, partecipò alla campagna di Russia come cappellano degli Alpini della Divisione Tridentina, vivendo la terribile tragedia della ritirata nel gennaio 1943.
Dedicò la sua vita all’assistenza dei bambini mutilati di guerra fondando una rete di collegi e di strutture per la riabilitazione.

Il card. Dionigi Tettamanzi, durante l’omelia per la la beatificazione tenutasi il 25 ottobre 2009, ha detto:
«Diventa per noi un richiamo particolarmente forte a riscoprire la fondamentale e comune vocazione alla santità. Don Carlo ha saputo coinvolgersi con dedizione entusiasta e disinteressata non solo nella vita della Chiesa, ma anche in quella della società.  Lo ha fatto coltivando con grande intelligenza e vigore l’intimo legame tra la carità e la giustizia:
una carità che “tende le mani alla giustizia”, egli diceva.
Oggi noi possiamo continuare la sua opera chiedendo alla giustizia di tendere le mani alla carità».

Per ulteriori approfondimenti si rimanda ai seguenti links:

Il giorno delle sue esequie un piccolo mutilatino lo salutò così:

«Prima ti dicevo: ciao don Carlo.
Adesso ti dico: ciao, san Carlo »

Ci sono due elementi comuni tra Don Carlo Gnocchi e fratel Luigi Bordino:

  • durante la seconda guerra mondiale hanno partecipato alla campagna di Russia e, al ritorno, hanno cambiato radicalmente la loro vita, dedicandosi completamente agli altri
  • dopo la loro morte hanno donato entrambi le cornee

Felicitudine due

Felici quelli che soffrono,
perchè saranno consolati.

Giuseppina Bakhita
Santa Giuseppina Bakhita 1868 - 8/2/1947

E’ difficile spiegare questa beatitudine ad una persona che soffre, quantomeno questa persona mi dirà che sono pazzo.
La sofferenza fa parte della vita di tutti noi, non è possibile evitarla, anche se viene vissuta da ognuno con un differente grado di intensità.

Tra la condizione di dolore e la consolazione viene tracciato un percorso di riscatto; la felicità è già adesso, nella sofferenza, perchè sono sicuro che Gesù mi donerà la consolazione, in un futuro prossimo del quale ho l’assoluta certezza.

Il senso positivo di questa beatitudine sta proprio nel passaggio dall’afflizione alla consolazione, con la sicurezza che il Signore non mi lascia mai solo.

Una santa extracomunitaria

Da “santiebeati.it”:
Santa Giuseppina Bakhita, vergine, che, nata nella regione del Darfur in Sudan, fu rapita bambina e, venduta più volte nei mercati africani di schiavi, patì una crudele schiavitù; resa, infine, libera, a Venezia divenne cristiana e religiosa presso le Figlie della Carità e passò il resto della sua vita in Cristo nella città di Schio nel territorio di Vicenza prodigandosi per tutti.
Nacque nel Sudan nel 1869 e morì a Schio (Vicenza) nel 1947. Fiore africano, che conobbe le angosce del rapimento e della schiavitù, si aprì mirabilmente alla grazia in Italia, accanto alle Figlie di S. Maddalena di Canossa.

Nella sua vita Bakhita (che significa fortunata) ha sofferto moltissimo, ma attraverso l’incontro con “il Buon Dio” ha potuto percorrere una strada che ha riscattato le sue sofferenze e le ha donato la fede.
I disegni di Dio sono spesso più fantasiosi di quanto la mente umana può immaginare.

Nella lettera enciclica “Spe salvi” papa Benedetto XVI ricorda così la santa:
«Mediante la conoscenza della speranza lei era “redenta”, non si sentiva più schiava ma libera figlia di Dio»
(La fede è speranza, punto 3, pag. 8 )

Per ulteriori approfondimenti si rimanda ai seguenti links:

C’è un solo male al mondo:
non conoscere l’esistenza di un Padrone così buono.

Nacque nel Sudan nel
1869 e morì a Schio (Vicenza) nel 1947. Fiore africano, che conobbe le
angosce del rapimento e della schiavitù, si aprì mirabilmente alla
grazia in Italia, accanto alle Figlie di S. Maddalena di Canossa.

Felicitudine uno

Felici i poveri in spirito,
chi accoglie umilmente la volontà di Dio:
perchè è già loro il regno di Dio.

Francesco Pianzola
Beato Francesco Pianzola 5/10/1881 - 4/6/1943

Essere poveri come chi non ha nulla, non possiede nulla di proprio e  quindi è pienamente libero di accogliere i doni che Dio gli trasmette.

E’ felice chi riesce ad essere umile come lo è stato Gesù, e ad accogliere in sè stesso la volontà di Dio, come un figlio che risponde all’invito di suo padre.

E siccome essere figli vuol dire essere fratelli di Gesù ed eredi, ma non nel futuro bensì già ora, nel presente, del bene più grande, il Regno di Dio: questo vuole dire essere felici.

Entrare nel regno è facile e possibile solo se si diventa piccoli, umili.

Don Niente
Padre Francesco Pianzola, sacerdote e fondatore dei Padri Oblati diocesani dell’Immacolata e delle Suore Missionarie dell’Immacolata Regina della Pace (suore pianzoline), nasce in Sartirana Lomellina (PV) il 5/10/1881; è ordinato sacerdote in Vigevano il 16/3/1907; muore il 4/6/1943 in Mortara (PV) ed è sepolto nella cappella della Casa Madre delle Suore.
E’ conosciuto come “il santo prete delle mondine” poichè una delle sue attività pastorali è stata l’assistenza materiale e spirituale a queste persone, lavoratrici stagionali che arrivavano nel territorio lomellino per un breve periodo dell’anno ed erano spesso sfruttate.
Nei suoi scritti amava definirsi e si firmava “don Niente”.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda ai seguenti links:

Oblato vuol dire povero strumento delle meraviglie di Dio.
Mi studierò di essere un don Niente

Felicitudini

Dal vangelo secondo Matteo (5, 1-2)
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli.
Si mise a parlare e insegnava loro dicendo …

Beato Angelico - Il discorso della montagnaInizio qui una serie di post (articoli) sul discorso della montagna, dove Gesù pronuncia la carta costituzionale del credente: le beatitudini.

In questi articoli ho pensato di usare il termine “felicitudine” che, nella lingua italiana, non è forse un termine corretto ed appropriato, ma che secondo me rende bene l’idea di cosa siano le beatitudini : felicità.

Nel commentare questo brano fondamentale del Vangelo di Matteo prenderò spunto da un libro scritto dalla giornalista Silvia Giacomoni, “Dice Matteo – Il rabbi che amava, seguiva, interpretava Gesù”.
Si tratta di una rilettura originale fatta dall’autrice, come se fosse un racconto, con un linguaggio che a volte si rifà al testo greco e a volte interpreta e spiega usando uno stile personale e moderno. Ecco come sono riportati i primi due versetti:

Continua a leggere “Felicitudini”

Ringraziamento

van gogh ringraziamentoSignificato del verbo ringraziare, preso dal dizionario etimologico.
Da GRAZIA, preposta la particella REdi nuovo addietro, indicante ritorno o restituzione, e IN, che vale moto o inclinazione verso alcuno.
Significare con parole il grato animo per alcun bene ricevuto; altrim. Render grazie.

La Quinta settimana (ed ultima) dell’Ottobre Missionario è dedicata al tema del Ringraziamento.

Ti rendo grazie, perchè mi hai esaudito,
perchè sei stato la mia salvezza.
(Sal 117, 21)

Sarebber tanti i motivi per ringraziare il Signore, uno solo è il più importante: ringraziare perchè il Signore è la mia salvezza.