Te Deum Laudamus

In occasione della chiusura del Grande Giubileo 2000, nella solennità dell’Epifania 2001, l’inno del Te Deum venne cantato in una forma diversa da quella tradizionale; vorrei riproporre, in occasione del nuovo anno 2010, un commento a questo testo, che si divide in tre parti.

– (ritornello)
Te (o Padre e Figlio e Spirito) noi lodiamo (nostro) Dio! Te (o Padre e Figlio e Spirito) noi professiamo (nostro) Signore!

Prima parte: il Padre

Te, o eterno Padre venera tutta la terra!
A te gli Angeli tutti, a te, i Cieli e tutte le Potenze,
a te i Cherubini e i Serafini, inneggiano con voce incessante:
– (rit.)
Santo Santo Santo il Signore Dio Pantocratore!
I cieli e la terra (o Signore) sono pieni della tua gloria!
– (rit.)

Seconda parte : la Chiesa diffusa nel Mondo e riunita dai quattro venti nella confessione di Dio Padre e Figlio e Spirito

Te il glorioso coro degli Apostoli
te il non piccolo numero dei Profeti
te il candido esercito dei Martiri,
te la santa Chiesa diffusa su tutta la terra, confessa:
– (rit.)
Padre della gloria immensa
il Figlio tuo unigenito vero e adorando
il Santo (tuo) Spirito Consolatore!
– (rit.)

Terza parte: il Figlio fatto uomo e salvatore, Lui che è venuto e che ritornerà

Tu, o Cristo, Re della gloria,
Tu Figlio eterno del Padre.
Tu per il progetto di liberazione dell’uomo ti sei abbassato (a incarnarti) nel grembo della Vergine!
Tu vincitore del pungiglione della morte hai (ri)aperto ai (tuoi) fedeli il regno dei cieli!
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre
e (da li) noi crediamo che, giudice, verrai!
Tu dunque (o Cristo) soccorri i tuoi servi che hai redenti con il sangue tuo prezioso
e fa che (tutti) si riuniscano nel numero dei tuoi Santi!
– (rit.)

Da sempre passa come un canto di ringraziamento, ma leggendo il testo è solo una preghiera accorata ed è un’indicazione di conversione.
Ci si potrebbe confessare con questo testo del Te Deum in mano, specialmente nel 3° gruppo di versetti perché siamo chiamati nella nostra umanità a vivere la stessa umanità di Gesù.
E’ quasi un canto che impone un esame di coscienza sull’anno passato e un progetto per l’anno che viene; è un canto che chiama lo Spirito Santo come Spirito che anima la nostra intelligenza umana, che invoca un Padre per il perdono dove la forza ha ceduto, che abbraccia il Cristo come Fratello che accompagna, che è strada (neppure tanto difficile a dire il vero …. molto coraggiosa, ma non impossibile) … e ci si riconosce come Chiesa.

Rileggere il Te Deum come confessione di tutta di Chiesa, sia come confessione di Fede che Confessione di peccati (ovviamente di omissione) mi fa bene e credo faccia bene a molti, soprattutto a quanti si sentono un bel po’ santi o quelli che si sentono un po’ troppo peccatori.

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Perdere e ritrovare (Santa Famiglia)

Commento al Vangelo del 27 dicembre 2009, festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (anno C)

Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 41-52)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Parola del Signore

Bar mitzvah anticipato

Bar mitzvah (figlio del comandamento) è un termine per indicare il momento in cui un bambino ebreo raggiunge l’età della maturità (13 anni e un giorno per i maschi) e diventa responsabile per se stesso nei confronti della Halakhah, la legge ebraica.
Prima del raggiungimento di questa età i genitori sono responsabili per il comportamento dei bambini sul piano dell’osservanza religiosa. Dopo essere diventati figli del precetto, i ragazzi sono ammessi a partecipare all’intera vita della comunità al pari degli adulti e diventano personalmente responsabili della ritualità, dell’osservanza dei precetti, della tradizione e dell’etica ebraica.  (fonte Wikipedia).
La cerimonia viene celebrata generalmente il primo sabato dopo il compimento del tredicesimo anno di età;  il ragazzo, dopo aver letto la torah in sinagoga, entra ufficialmente a far parte della comunità.
(Ho saputo di questo rito leggendo un bel libro di David Grossman, Ci sono bambini a zig zag, che consiglio a tutti, adulti e giovanissimi)

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S. Natale 2009

Auguri di Buon Natale

Ti auguro tempo

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

Ti auguro tempo per toccare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.

Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.

Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.

Ti auguro tempo anche per perdonare.

Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.

Elli Michler

Viene la Luce Vera

Prologo del Vangelo di Giovanni (Gv 1,  1-9)

In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.

Ancora tre giorni a Natale.
E’ notte, oggi nella pianura padana (dove abito) è arrivata, ampiamente annunciata, una nevicata che ha ricoperto tutto con il suo manto bianco.
sotto la neve, caduta oggi in abbondanza, suoni e colori sono trasformati.

Il solito paesaggio notturno appare illumiminato da una luce strana, o meglio una luce non solita”, che fa risaltare le cose in modo diverso da quello di tutte le notti.

I bambini sono a letto e dormono, domani sarà per loro l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, ammesso che domani le scuole aprano …
La moglie oggi non dorme a casa, si è fermata dai genitori in un’altra città poco distante, per non mettersi in viaggio sulle strade innevate e non correre rischi nelle sue condizioni (aspettiamo un bimbo). Diciamo che si è fermata … dalla “mamma Luisa”, così come Maria si era fermata dalla cugina Elisabetta.

Il telefonino trilla, è un sms della moglie che chiede notizie dei bimbi, rispondo prontamente, con parole non solite. La distanza non ci divide, ci messaggiamo come due innamorati.

Vado in cortile a spalare un pò la neve, per portarmi avanti sul lavoro che mi aspetta domattina.
La luce, quella luce … nel prologo del Vangelo di Giovanni la parola luce compare 6 volte e questo mi fa riflettere su quanto vedono ora i miei occhi.

Il campanile della chiesa è illuminato, le campane sono ferme, ma sembrano in attesa del momento annunciato in cui poter cantare con voce potente il “Gloria a Dio nell’alto dei cieli …”; sembra che non aspettino altro che quel momento.

Le luci multicolori degli addobbi, fatti dai vicini di casa, danzano accendendosi e spegnendosi, si rincorrono da una casa all’altra, senza mai fermarsi, per dire al mondo che la luce vera sta per arrivare; una grande stella cometa illuminata mi ricorda dove sta il luogo dell’evento.

Poche automibili passano piano sulla strada, i loro fari si muovono lentamente lasciando una scia sile; sembra che le auto scivolino sulla strada ghiacciata, silenziose come non mai.

Nel cortile vi sono tracce fresche nella neve del passaggio di un gatto, alla ricerca di un riparo per la notte; insieme a queste c’è la “pista” disegnata dal figlio maggiore sulla neve caduta nei giorni scorsi.
Tracce che piano piano scompaiono sommerse dai fiocchi che lungamente cadono da un cielo illuminato da un chiarore sommesso.

Sulla strada principale passa e ripassa uno spazzaneve, un trattore con una pala agganciata all’anteriore; la luce del lampeggiante si fa notare, il silenzio è rotto dallo sfregare della pala sulla strada.

Come distinguere la luce vera ?
Sono ormai abituato ad un eccesso di luci e suoni che invadono le città, i supermercati affollati, i grandiosi concerti; non faccio più caso a tutte le luci che mi illuminano senza scaldarmi il cuore, luci che mi accecano e non mi permettono di vedere i contorni indefiniti delle cose quotidiane. Luci e suoni riempiono occhi ed orecchie ma non dicono nulla alla mia sete di verità.

La risposta è forse in questa notte di silenzio e chiarore, di soffice e lento danzare dei fiocchi lievi, in questa notte di incanto e di attesa sognante.

Ho pulito il cortile usando un attrezzo autoprodotto, una specie di piccolo spazzaneve con un lungo manico ed una rozza pala, fabbricato da mio padre e lasciato in eredità.
Mentre stavo spazzando una piccola scheggia di legno si è conficcata nella mano, ed ora si fa sentire mentre digito sulla tastiera, riportandomi con i piedi per terra, alla dura realtà di una vita che viene al mondo per salvare tutto il mondo.
Una vita destinata al sacrificio estremo, la morte in croce.

Ecco la luce vera che nasce per noi.

Buon Natale

Visitazione bis (Ain Karem)

Tintoretto, Visitazione, 1550 ca, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Oggi, 21 dicembre 2009, la liturgia presenta ancora il brano di Vangelo dell visitazione, dopo che era già stato letto il giorno precedente, nella IV domenica di Avvento.

Già abbiamo visto come è importante l’incontro tra queste due donne incinte, maria ed Elisabetta, seguite da sguardi muti ed indagatori dei rispettivi mariti Giuseppe e Zaccaria; allora mi soffermo sulla descrizione del luogo nel quale è avvenuto questo incontro.

Un altro dipinto di Tintoretto sulla Visitazione propone l’incontro con lo sfondo di un paesaggio comune, a voler significare che i grandi incontri della nostra vita accadono facilmente nella quotidianità di tutti i giorni.

Ain Karim (o Ain Karem) significa “vigna (Karm) resa fertile da una sorgente perenne (Ain)”, e la sorgente ha preso il nome di Ain Sitti Mariam (la fontana di Maria).
L’etimologia del nome racchiude il significato simbolico della Visitazione, e Ain Karim diventa il luogo ove il Signore, sorgente di grazia perenne, trasforma miracolosamente la sterilità in fecondità.
L’evangelista Luca non dice chiaramente dove è avvenuto questo grande incontro e quindi l’identificazione del luogo non può essere completamente certa.

A questa località montagnosa viene anche associato anche un altro fatto raccontato nei vangeli apocrifi (protovangelo di Giacomo 22,3), il nascondimento del piccolo Giovanni Battista al tempo della strage degli innocenti: la montagna si sarebbe aperta ed avrebbe accolto Giovanni con sua madre Elisabetta, proteggendoli dalla furia omicida dei soldati di Erode.

Ein Kerem è oggi un quartiere di Gerusalemme situato a circa a 8 km dalla città vecchia; sul suo territorio sorgono la Chiesa della Visitazione ed il Convento di San Giovanni Battista.

Ma, secondo me, Ain Karem è il mondo intero, è ogni luogo in cui due o più persone si incontrano, si salutano nel nome del Signore, pregano e ringraziano Dio, e si apprestano a costruire il Regno del Signore.

Visitazione nell’arte

Con Visitazione si intende la visita che Maria rende alla cugina Elisabetta dopo aver saputo che questa sarebbe diventata madre (del futuro Giovanni Battista), malgrado l’età avanzata.
È lo stesso arcangelo Gabriele, annunciando a Maria il concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo, a parlarle di Elisabetta: «anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
Il grado di parentela fra Maria ed Elisabetta, soltanto accennato da Luca, è precisato dalla tradizione apocrifa, secondo la quale erano cugine prime: Maria era figlia di Anna, anche lei rimasta incinta quando ormai veniva considerata sterile, la quale aveva una sorella, Ismeria, madre di Elisabetta.

Tintoretto (1518-1594), Visitazione, 1588 ca., olio su tela, Venezia, Scuola di San Rocco

Tra i possibili significati simbolici che nel tempo sono stati attribuiti all’episodio evangelico della Visitazione della Vergine Maria a sua cugina Elisabetta, vi sono stati l’incontro tra la Chiesa Occidentale e quella Orientale, il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento, e altri ancora.
In questa Visitazione, conservata alla Scuola di san Rocco, Tintoretto esclude ogni riferimento architettonico di contorno, per concentrarsi sulle figure di Giuseppe e Zaccaria.
Colpisce la contrapposizione tra le figure maschili, che sono ferme ed immobili, concentrate ad osservare l’avvenumento speciale dell’incontro, e le due donne che sembrano in movimento.

Elisabetta, sulla sinistra, che si inginocchia davanti a Maria, la quale sollecitamente la sostiene.
Il gesto, tuttavia, può essere letto in un altro modo: entrambe le donne sembrano protendere la mano verso il ventre dell’altra, quasi a voler “sentire” la rispettiva condizione di miracolosa gravidanza.
Lo stato virginale di Maria è sottolineato dal velo sul capo, mentre Elisabetta lo porta sciolto sulle spalle.

Credits:
Immagine e commento presi (e rivisti) dal cd-rom “La vita di Cristonei capolavori dell’arte” ed. SEI

Visitazione: sussulti di gioia (ecografia)

Commento al Vangelo del 20 dicembre 2009, IV domenica di Avvento (anno C)

A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

+ Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore

Il primo incontro

E’ la prima volta che Giovanni e Gesù si incontrano e, da subito, colui che sarà l’ultimo profeta prima della manifestazione di Gesù, Giovanni,  fà già sentire la propria “voce” muovendosi per la gioia di un incontro fondamentale.

Gesù
Giovanni

Come ho già detto nei precedenti post, il commento al Vangelo è fortemente influenzato dal bellissimo tempo che stiamo vivendo, ovvero l’attesa per la nascita del nostro terzo figlio (o figlia).

Così mi viene spontaneo associare questo brano all’incontro sì di due mamme in attesa, ma anche e soprattutto di due bambini che devono ancora nascere ma che sembra si conoscano e riconoscano fin da questo momento.

Ecografie

Durante l’attesa di un bambino il momento dell’ecografia è sempre un’emozione indescrivibile per la mamma e per il papà, anche quando non si tratta della prima volta.
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Istruzioni per l’uso (manuale d’amore)

Commento al Vangelo del 13 dicembre 2009, III domenica di Avvento (anno C)

E noi che cosa dobbiamo fare?

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 3,10-18)
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Parola del Signore


Alle persone che chiedono che cosa possono fare, Giovanni risponde apparentemente in un modo molto semplice, accessibile a tutti, fattibile.
Per chi è ricco dice di fare a metà delle proprie ricchezze, condividendole con chi non ha nulla; sembra facile, e se tutti fossero capaci di simili azioni certamente la povertà non esisterebbe più.
Per un pubblicano il fatto di chiedere le tasse giuste (senza fare la cresta) forse non era un comportamento usuale, ma sicuramente fattibile.
Per un soldato, che aveva dalla sua parte un potere non indifferente verso le persone comuni, il fatto di rispettare tutti e di accontentarsi della propria paga significava rinunciare a guadagni o favori certi, ma era di fatto alla sua portata.

E’ una decisa conversione della propria vita, non una fuga verso progetti lontani, che Giovanni propone, a partire dai comportamenti quotidiani. Fattibile per tutti, a patto di fare tanti piccoli passi di conversione. Non sono proposte al di fuori delle proprie possibilità, bensì alla portata di ognuno, però con una radicalità che non ammette compromessi.

Giovanni continua a fare il suo compito di annunciatore, di “voce”, preparando la strada a Gesù salvatore, che verrà e manifesterà pienamente la Gloria di Dio.
Giovanni è l’ultimo di un lunghissimo elenco di profeti dell’Antico Testamento, il cui compito era stato quello  di tener viva l’attesa per il Messia che sarebbe venuto a salvare il popolo ebreo.
C’era una grande attesa di questo evento, letto dal punto di vista politico come una liberazione dalla schiavitù imposta dall’impero romano. Invece Gesù, il Messia, viene a liberare tutta l’umanità da una schiavitù ancora più grande: quella del peccato.

C’è un’altra nota da sottolineare, che è presente nelle letture: la gioia  e l’essere sempre lieti. Nella prima lettura, tratta dal profeta Sofonìa, la parola gioia ricorre per tre volte e l’esortazione è quella di rallegrarsi e di esultare. Nella seconda lettura l’apostolo Paolo invita ad essere sempre lieti nel Sgnore, a non angustiarsi per le piccole (o grandi) tribolazioni della propria vita, a ringraziare Dio.

Il fiume fa dei meandri perchè nessuno gli mostra la strada
(proverbio mitsogo, Gabon)

La Morenita

Oggi, 12 dicembre, si ricorda l’apparizione della Vergine Maria all’indio Juand Diego a Guadalupe, in Messico, nel 1531 (la prima apparizione è il 9 dicembre).

L’apparizione di Guadalupe è stata riconosciuta dalla Chiesa cattolica e Juan Diego è stato proclamato santo da papa Giovanni Paolo II il 31 luglio 2002.

La Madonna di Guadalupe è venerata come patrona e regina del continente americano. La sua festa si celebra il 12 dicembre, giorno dell’ultima apparizione.

L’apparizione di Guadalupe è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. L’evento guadalupano fu un caso di “inculturazione” miracolosa: meditare su questo evento significa oggi porsi alla scuola di Maria, maestra di umanita’ e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l’immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha di recente proclamato santo.

Per una descrizione dettagliata dei fatti si possono consultare i siti di Wikipedia e di Santi e Beati, dove vengono esaurientemente racontati gli eventi.

La scoperta piu’ sconvolgente al riguardo e’ quella fatta, con l’ausilio di sofisticate apparecchiature elettroniche, da una commissione di scienziati, che ha evidenziato la presenza di un gruppo di 13 persone riflesse nelle pupille della S. Vergine: sarebbero lo stesso Juan Diego, con il vescovo e altri ignoti personaggi, presenti quel giorno al prodigioso evento in casa del presule.

Annunciazione (test di gravidanza)

Commento al Vangelo del 8 dicembre 2009, Immacolata concezione della Beata Vergine Maria

Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

+  Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore

Premessa

Stiamo vivendo il tempo di Avvento con un particolare stato d’animo poichè la nostra famiglia sta aspettando un bambino (o bambina) che nascerà a maggio 2010.
Il Vangelo dell’annunciazione ci ha fatto fare delle riflessioni che forse non sono molto “ortodosse” ma sicuramente sono esperienza della nostra vita di oggi, della magnifica esperienza che noi stiamo vivendo: l’attesa della nascita di una vita nuova.
Tutto questo ci porta a leggere la Parola di Dio da un particolare punto di vista.
Non vogliamo essere irrispettosi della Parola o della Vergine Maria, e chiediamo scusa in anticipo se qualcuno, leggendo queste riflessioni, si sentirà turbato o non condividerà ciò che diciamo, o ancora vedrà questo come un atteggiamento non confacente alla grandezza della figura di Maria (e Giuseppe) messa a confronto con la piccolezza della nostra vita.
Ma, tant’è, questo è quello che ci suggerisce il Vangelo, e lo condividiamo così come ci è venuto.

Annunciazione : un evento inaspettato

Per Maria, una giovane ragazza della città di Nazareth, l’annuncio portato dall’angelo Gabriele è giunto inaspettato: il fatto che potesse diventare madre non era minimamente nelle sue aspettative; paragoniamo, con le dovute differenze, questo annuncio con il risultato di un test di gravidanza; in questo caso il test viene fatto a seguito di una precisa aspettativa che trova fondamento nella lettura delle stato del corpo della donna.
Nel nostro caso i test sono stati più di uno, e non tutti positivi. A fronte dell’ultimo risultato abbiamo provato una grande gioia.
Immaginiamo che, per prima cosa, Maria abbia provato un iniziale turbamento, ma il suo SI’ alla vita, alla vita del figlio di  Dio, ha portato in seguito una grande felicità, una completa beatitudine poichè la Grazia di Dio ha riempito completamente la vita di Maria, che verrà chiamata “piena di grazia”.

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