Quale pace ? (seconda parte)

Come pre-Messa, d’istinto, avevo agganciato le parole di Gesù riguardo alla pace all’altra parola di Gesù che riguardava, invece, una spada (luminosa) che divide.

Poi, ieri, quando ho risentito tutte le letture (l’ascolto ha sempre un qualcosa in più della propria lettura) ho avuto l’impressione che la Seconda Lettura – la lettura della Luce – venisse dopo il Vangelo.

Voglio dire, dopo il Vangelo, immediatamente, mi è capitato di risentire nella mente la descrizione della Nuova Gerusalemme, la descrizione della nuova umanità e la sua casa.

L’impressione divertente era che la frase di Gesù avesse le mani: con una teneva le parole della spada e con l’altra teneva la parola della Luce come nostra abitazione (che inizia da oggi).

La Luce, come qualcuno ha detto, è la prima di tutte le creature, la prima ad essere creata perché senza di essa la vita non sarebbe possibile (sia in senso fisico che in senso spirituale), ma anche le tenebre/caos non è stato banalmente eliminato, ma è stato ordinato nella Luce e – difatti – sono state poste nella notte la luna e le stelle.

Credo che tutti, ascoltando questa lettura dell’Apocalisse, abbiano sospirato, abbiano desiderato quella Luce e quella città, molti l’avranno presa – magari – come una favola e l’avranno accolta scuotendo la testa, altrettanti – molto semplicemente – non ci avranno fatto caso.

Eppure noi tutti siamo affamati di luce – di qualsiasi luci si tratti – e lo siamo particolarmente di quelle che ci sono nella notte che tanto ci affascinano ed attirano.

Nella luce noi siamo immersi forse inconsapevolmente, forse distrattamente ed andiamo – comunque – a cercarne di più; ci innervosiamo quando non la troviamo e si sentiamo inquieti, ansiosi un pochino impauriti.

Perché ne siamo così affamati e attirati da questa luce che esiste nonostante la nostra distrazione e che cerchiamo sempre in misura maggiore, specialmente quella “dell’intelletto”, quella che ci farebbe risolvere tanti problemi come se fosse “un colpo di  bacchetta magica”?

Perché?

Da questa domanda, che mi sono rivolta, mi sono ricordata che – come tutti credo – mi sono posata sulla “pace che Gesù lasciava” (inquietandomi un pochino perché – direi – che di pace c’è proprio pochina in giro) e invece … e invece era su un’altra parte che dovevo posare gli occhi, dovevo posarli su queste parole:

“Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”

E queste parole non credo valgano solo per gli apostoli che hanno “visto e sentito” da uomini, credo che queste parole siano per tutti noi.

Ma come potremmo ricordare ciò che abbiamo sentito se non c’eravamo, se non abbiamo sentito ciò che Gesù ha detto con le nostre orecchie?

Già, come potremmo? E invece si può – ed è questo il grande miracolo – si può perché – se è vero come è vero – che la Parola di Gesù è la Parola del Padre, allora noi, creature create dalla Parola del Padre l’abbiamo già sentita, l’abbiamo scritta in noi, in ogni cellula, ma ce ne siamo scordati.

Scoprire in sé stessi questa certezza provoca, inevitabilmente, da una parte una fiducia profonda, da un’altra la tentazione di “ributtare” tutto nel “dopo”, ma di certo e nella parte che ci compete arriva, “quello” che fa di tutto per smemorarci.

Ma la Parola scritta in noi c’è ed esiste, saremo anche smemorati momentaneamente, ma prima o poi ogni Parola/indicazione di Gesù (del Padre) verrà alla luce … perché, da smemorati e quindi momentaneamente ciechi, sentiamo impellente questo richiamo alla Luce, avvertiamo in noi questi continui rimandi ad altre parole di Gesù ogni volta che ascoltiamo il Vangelo, chiedendoci, come mai succede … perché quando capita questa cosa (e a sentire tanti capita spessissimo) ci si chiede come mai succede, come facciamo a ricordare brani di Vangelo visto che non l’abbiamo tra le mani tutto il giorno e tutti i giorni … Succede perché l’abbiamo ben fissato nel nostro pensiero – credo – è – se vogliamo – la nostra Nuova Gerusalemme, l’inizio della Nuova Gerusalemme che inizia in noi perché è quella che siamo chiamati a costruire “per, con, in” Cristo, perché ogni uomo è – potenzialmente – abitante di quella Città … o almeno  credo.

E’ un movimento delicato ed intimo questa “fame di Luce e Luce del ricordo” che – pare – debba rimanere solo come “pensiero” privato … e invece no, invece, si realizza nel pratico e – ci scommetto – che proprio ieri molta gente avrà litigato più del solito, sarà stata tentata più del solito, si sarà inquietata più del solito ed avrà sbagliato più del solito, ma ……….. anche più del solito si sarà accorta di sbagliare.

Buona settimana a tutti …

Morire in missione

don ruggero ruvolettoIn questi giorni i mezzi di informazione parlano moltissimo dei sei soldati italiani deceduti in Afghanistan.
Sono morti in un attentato a Kabul, mentre stavano operando  “per promuovere la pace e lo sviluppo delle istituzioni”, così come dice il papa nel suo messaggio di cordoglio, nel quale ha anche ricordato la morte dei civili afgani.
Ma non voglio parlare di questo, pur condividendo le espressioni di lutto e dolore portate ai familiari delle vittime.

Piuttosto, senza fare nessuna polemica, vorrei portare l’attenzione su di una notizia passata in secondo piano: la morte di don Ruggero Ruvoletto, missionario padovano ucciso in Amazzonia  (Brasile), forse da dei ladri durante una rapina.

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