La folla, le folle (in cerca di AUTORE)

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La folla sulla strada del Calvario

Pietro lo lascerò per ultimo e lo farò per simpatia e per tenerezza.

Ora è il momento della folla.

Sì, sì … quella stessa folla che seguiva Gesù, lo assediava, lo cercava e l’ha osannato pochi giorni fa.

Una folla instabile, inaffidabile e … impaurita, affamata, oppressa … che tanto assomiglia alla stessa “folla” che Mosé aveva liberato dagli egiziani.

Una folla (un popolo) che con Mosé ha attraversato il Mar Rosso con “i piedi all’asciutto” … ed anche qui attraversa un mare di sofferenze reso rosso dal sangue di Gesù con il cuore “arido” di chi – forse – preferisce la schiavitù che non lo scontro diretto con “chi comanda” e che potrebbe provocare la repressione violenta.

La stessa folla di oggi … mica è cambiato molto.

Con questo vorrei dire che non è il caso di “disprezzare” questa folla altalenante perché mi piacerebbe vedere cosa farebbe il popolo cattolico se capitasse un Gesù nel 2010 che ri-dicesse le stesse cose del di allora.

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Invisibile

Commento al Vangelo del 8 novembre 2009, XXXII domenica del tempo ordinario (anno B)

+  Dal Vangelo secondo Marco (12, 38-44)
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa”.
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: “In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.

folla

Il piccolo scriba che è in me

L’atteggiamento degli scribi è molto comune: è gratificante ricevere onori e complimenti per le proprie (buone) azioni, fa sentire soddisfatto ed appagato, e questo è profondamente umano.
L’errore sta nel mettermi davanti a Dio e prendere per me le lodi che invece andrebbero date al Creatore; quando io mi metto al posto Dio succede sempre che le cose vengono viste con una prospettiva falsificata; la mia chiave di lettura degli avvenimenti deve sempre avere Dio come termine di confronto.
Attenzione, qui Gesù non condanna una categoria di persone, gli scribi, bensì un atteggiamento; ad essere condannato è sempre e solo il peccato, mentre il peccatore è destinatario del perdono.

Ancora gli ultimi
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