Il “mio” Arcivescovo

Mi viene difficile dire qualcosa sul Card. Martini, non perchè non ho nulla da dire, ma perchè ne avrei troppe da dire.

Certo, era una morte annunciata, ma lo stupore e a sensazione di vuoto è enorme e – personalmente – avverto come un buco nel cuore.

E’ stato ed è, per affetto, il mio Arcivescovo come tutta Milano sente.

“Vi parlerò con il cuore” sono state le sue ultime parole scritte sul Corriere, e così è sempre stato.

La sua parola, che era perennemente alla scuola della Parola, passava, sì, dalle orecchie, ma poi finiva nell’intelligenza del cuore e lì produceva e produce ancora molto frutto.

Le sue omelie o discorsi vari, avevano il sapore di acqua fresca e pura che ristorava e nutriva.

Nell’enorme Duomo di Milano, dove anche il semplice respirare produce rumore, quando parlava lui con quella sua strana voce, pareva che nessuno respirasse e che persino il Signore lo ascoltasse gioendo.

Una mia impressione? No, impressione di milioni di persone che rimanevano “segnate a vita” da questo straordinario uomo e straordinario credente il cui fatto di essere “Cardinale” gli era più d’impiccio che di aiuto.

Il suo ruolo lo viveva come servizio, duro servizio alla Chiesa ed era così lontano dalla sua amata meditazione. Lui però riusciva sempre a meditare e studiare ed il suo meditare e studiare era – a tutti gli effetti – un pregare per far pregare.

Ora verrà sepolto nel “suo” Duomo che tanto ha amato, nella Milano a cui ha dato il cuore e tanto cuore ne ha ricevuto.

La gratitudine a lui è enorme, ma ancora di più è la gratitudine a Dio per avercelo donato: faro sempre acceso (oggi più che mai) della Chiesa e dei credenti; uomo che ha insegnato come credere e come fidarsi affidandosi a Dio.

Grazie di tutto Cardinale, ed ora – da Lassu’ – dovrà lavorare molto di più … una volta sistemato.

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