Piante

Premetto che sto scrivendo “di getto”, quindi …

E’ venuto fuori  san Giuseppe, quella mitica asticella spostata sempre più in là e sempre più in alto, il “sì” razionale di Maria, i salti nel vuoto ecc… ma, …

Non abbiamo mai fatto caso agli alberi in gennaio?

Hanno già le gemme, ma siamo nel cuore dell’inverno.

E’ un rischio, eppure …

E se anche noi fossimo degli alberi speciali?

7 Replies to “Piante”

  1. E io altrettanto di getto ti rispondo, cara Anna.Certo che lo siamo, alberi di inverno.Che ci rimandano al concetto con cui avevamo iniziato l’anno: l’albero di inverno è una “promessa” di primavera, la sua nudità è una promessa – che è quasi una certezza- di fiori e foglie e frutti.
    In piu’, l’apparente immobilismo è tradito dalle gemme: così piccole e tenere che sembra assurdo che spuntino in mezzo a tutto quel gran gelo.
    Sembrano un rischio: in realtà rispondono a un disegno ben preciso. Solo che, come tutti i disegni di Dio, è un disegno spiazzante e controverso. Segno della vita che non solo si mantiene, ma si rigenera e si rinnova non nonostante la desolazione della stagione morta, ma NELLA stagione morta.
    Non esiste una stagione così schifosamente morta, tra tutte quelle schifose e rigidissime, piene di ghiaccio esterno e interiore che ci tocca attraversare nelle nostre storie, che non porti con sè le gemme di una vita nuova e promettente: non solo ” quella vita che sarà” su cui in tanti ci spingono a buttare cuore e illusioni, ma proprio questa vita qua, la nostra, fatta di giorni e notti, di ore, albe e tramonti.
    E’ un rischio questo?
    Certo che lo è. Il rischio è che tutto quel gran gelo “bruci” le tenere gemme e spenga per sempre la vita.Che gli alberi d’inverno diventino l’inverno: un invero permanente e senza vita.Tante promesse mancate sui vialoni dell’esistenza. E’ un rischio di cui tenere conto. La vita, come ce la propone Gesù nel Vangelo, è tutta un accettare rischi, un fare scommesse, un raddoppiare le poste.La fede è rischio, non sicurezza, e nemmeno “pace”, almeno non come la intendiamo comunemente noi. Però, le cose funzionano in modo tale che noi, alberini o alberacci che siamo, non siamo mollati lì da soli a cavarcela a cappero. Abbiamo un giardiniere attentissimo, premuroso e anche immancabile che PER DAVVERO veglia su di noi, spesso non visto, e ci mette a disposizione tutto quello che ci serve per superare ogni piu’ rigido inverno, e poi pota quello che c’è da potare, segue con attenzione fioriture e fruttificazioni, piazza i tutori che vanno piazzati, gli antiparassitari che ci vanno, e pure il fetido concime che ha un odoraccio ma si sa da De Andrè in poi che è dal letame che nascono i fiori. In piu’, anche se qualcosa andasse storto, se fossimo stortignaccoli e stentati, se di fiori pochini pochini e di frutti manco l’ombra, sappiamo per ammissione sua che non ci piomberà addosso con la sega a taglarci via dalle scatole del suo giardino, ma ci darà un’altra occasione e un’altra e un’altra ancora…

  2. Mi sono sempre chiesta perchè associamo inverno a morte.
    Non è una morte, anzi, è un momento di ricupero delle forze per esplodere in primavera, ma la primavera è più bella quanto più è rigido l’inverno.
    E’ un momento di riposo, di riordino, di ricostruzione con una nuova emergia.
    Il gelo, la neve sono assurdamente coperte per i semi nella terra.
    Lo so che potrebbe sembrare bieco ottimismo, ma dall’altra parte la vera stagione che sussurra morte è quella autunnale che assomiglia tanto alla fine di un ciclo vitale.

    Sotto le mie finestre, tra l’altro, troneggiano rose bellissime che l’anno scorso resistevano sotto la neve.

    Noi non siamo di meno della natura vegetale ed anche noi sentiamo pulsare la vita proprio in inverno … Il Natale sta proprio dentro questo.

  3. Il ritmare del Dentro e FUORI è presente in tutta la creazione.
    Autunno ed Inverno rappresentano il DENTRO e naturalmente Primavera ed Estate il FUORI questo in senso macro. Nel micro ci possono essere delle varianti riguardante il COMPITO di ogni creatura che però segue sempre lo stesso ritmo. Per fare un esempio tutti noi respiriamo, gli animali e le piante pure e ci sono due fasi l’inspirazione (porto dentro di me l’ossigeno) e l’espirazione (butto fuori l’anidride carbonica); le piante portano dentro l’anidride carbonica e attraverso la funzione clorofiliana espellono l’ossigeno necessario all’uomo; e che dire delle leggi che regolano l’universo ad esempio la nostra forza di gravità, c’è una forza che spinge verso l’interno (forza centripeta) ed una forza che spinge verso l’estermo (forza centrifuga) e nell’equilibrio di queste due forze noi possiamo fare quello che quotidianamente facciamo. Ci sono infiniti esempi che possiamo constatare nella nostra piccola e grande realtà quotidiana.
    Quello che differenzia ogni creatura dal ritmo del creato è il Libero arbitrio ed il COMPITO.Generalmente quasi tutte le piante fanno fiori e frutti (FUORI) nelle stagioni (FUORI) ma alcune piante che hanno un compito diverso per portare equilibrio fanno fiori e frutti nelle stagioni (DENTRO). Nell’alternarsi delle stagioni dentro di noi per svolgere il nostro compito è necessario l’EQUILIBRIO.
    Mi fermo qui per non rischiare di crearmi e creare confusione, anzi vi sarei grato se potete arricchire con i vostri commenti.
    Grazie.
    Ciao.
    Romeo.

  4. Il “fuori-dentro” o “spirito-carne” è sempre stato il cavallo di battaglia di San Giovanni.
    Queste due condizioni credo generino un male molto diffuso: la scissione o separazione in contrapposizione in sè stessi delle due realtà.
    Un male terribile che ha portato e porta ad un spirtualismo assurdo fatto più che altro di “sogni” o proiezioni che – però – non hanno nulla a che fare con il concreto.

    In altre parole, la persona si sente “oggetto del contendere” di queste due forze ed il libero arbitrio si riduce al contrastare questi due giganti.
    In altre parole ancora: si vive al di fuori di sé, si crede al di fuori di sé e tutto prende – poi – la piega del “e vabbé, ma la vita è un’altra …. che male c’è … siamo esseri umani … ecc.”

    Invece, questi due piani che sono il nostro essere viventi (esattamente come Gesù) devono essere in relazione e come ho scritto nell’altro post esiste una conversione di spirito ed una conversione di corpo.

    L’equilibrio, quindi, esiste nella misura in cui ci si proclama soggetti.
    Per essere così, allora, è necessario mettere in comunicazioni questi due piani che non sono antitetici, ma semplicemente “le due facce” della medaglia persona (che non ha esattamente il significato di “uomo”)

    O almeno credo,,,, tutto quanto ho scritto viene d’istinto e non per chissà quale formazione che davvero non ho … quindi possono anche essere delle enormi cavolate.

  5. Se non te la prendi, Romeo, io non entrerei nemmeno nella questione complessa e molto sottile che tu sollevi.Il fuori- dentro, il libero arbitrio, lo spirito- carne: abbi pazienza, non ho gli strumenti diciamo teologici per esprimermi, temo che direi ( io sì) delle enormi cavolate.
    Ma ho letto con molto interesse, e mi riprometto, per quanto possa farlo una sostanziale testa di segatura come la mia, di approfondire un po’ l’argomento.
    In realtà, se non mi manca la passione e la foga di discutere, mi accorgo in casi come questi che ho una preparazione assai zoppicosa, per essere eufemistici.
    L’unica cosa che mi sento di dire, pure andando fuori tema , credo, è su quell’EQUILIBRIO che tu poni in finale del tuo pezzo.
    Ora: l’equilibrio , comunque lo si intenda, è una grande dote, e anche una grande meta cui tendere. A pelle, però, io sono un po’ allergico al termine in sé, e non sono sicuro che , tra tutti gli attributi a disposizioni, riuscirei a definire ” equilibrato” Gesù o qualunque dei santi di cui ho letto la vita…Come per la ” pace”, anche per “l’equilibrio” ho qualche dubbio…
    Ma non c’entra nulla con il tuo discorso, e me ne scuso.
    Spero, in altre occasioni, di essere piu’ soddisfacente come compagno di discussione,,,:)

  6. No, non me la prendo, sono aperto a tutte le considerazioni, anzi ringrazio te e Anna per aver contribuito nel vostro modo (carattere) ad affrontare l’argomento e mi fa bene per la mia crescita spirituale.
    Grazie, veramente.
    Ciao.
    Romeo.

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