Il chicco che muore:coraggio e pazienza

Grazie a Guido ed al suo bellissimo commento al post del 1 Marzo “Coraggio e pazienza”, proverò a dire qualcosa riguardo al misterioso “chicco di grano che muore per portare molto frutto” di cui a Giovanni 12,24

In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

Ora, il chicco di grano è un seme e tutti sanno che se un seme muore, muore e basta.

Gesù, però, non ha mai parlato a vanvera e quindi?

A parte ciò che anche Guido nel suo commento intuisce e che io stessa spesso ho pensato, sono andata a cercare cosa succede ad un seme … e riporto – per economia di parole – solo l’immagine di quello che succede al seme/chicco in terra

Risulta evidente che il seme non muore, porta la vita in sè e la accompagna fino al germoglio ed alle radice.

Il seme nutre il germoglio e da seme diventa pianta.

Si consuma, viene forse a morire la parte che è esterna, ma non muore davvero, tutt’alpiù si modifica.

E’ la stessa cosa che succede in noi con la Grazia che è un piccolo (e forte) seme in noi.

Adagio adagio cresce e da seme diventa pianta.

Per ora lascio solo questo data l’ora, ma conto di ritornare su questo argomento per il quale l’immagine del seme in terra già ben rende l’idea di quello che lo Spirito Santo opera in noi al fine di cooperare con lo Spirito Santo.

5 Replies to “Il chicco che muore:coraggio e pazienza”

  1. Mi unisco anc’io in spirito e verità alla tuo inno all’amore, caro Guido, quello che tu hai manifestato è magnifico e ringrazio Gesù perchè tu sei stato un umile strumento per mettere a nudo la nostra umanità. Io percepisco che gran parte del mio compito in questa terra si riassume nelle parole di Giovanni Battista rivolto a Gesù “bisogna che io diminuisca e che Lui aumenti in Me” che è un pò la storia del chicco di grano, solo quando io mi sarò annullato completamente (leggi carattere/personalità) potrò rinascere e fruttificare in abbondanza se ancora sono morto vicino a me crescerà anche la zizzania che succhierà parte delle sostanze alla pianta e Gesù consiglia di lasciarla lì, per non rischiare togliendo la zizzania di togliere anche la pianta buona ed attendere il momento giusto, quella della maturazione per separare il seme buono dalla zizzania.
    Mi chiedo quando sarò maturo per fare questa operazione semplice ma delicata, forse quando finalmente un raggio di quel Sole che ha fatto maturare il grano e la zizzania avrà finalmente avuto il permensso di entrare in me ed allora come una cascata di luce che si dona saprò quello che in quel momento o in quella determinata situazione dovrò fare, farò una scelta riconoscerò il grano buono dalla zizzania.
    Grazie a tutti Voi partecipanti a questo Blog ma grazie soprattutto a Gesù e Maria che attraverso la loro continua presenza ci danno la forza e la Grazia per superare tutte le difficoltà. Coraggio uniamoci in spirito e verità a Loro e mettiamo la nostra buona volontà come strumento affinchè sia fatto non la nostra ma la Loro Santa e Perfetta Volontà.
    Ciao.
    Romeo.

  2. Romeo, “quando sarò maturo per ….”?
    Forse quando comanderemo all’amore amando come Gesù ci ha comandato.
    Si matura nell’amare non certo si matura nella scienza, nella co-scienza (scienza abbinata di Dio con l’uomo) e nella conoscenza.

    Da questo siamo nati, da questo veniamo alimentati e da questo cresciamo. Come? Non si sa perchè un Dio apparente destabilizzante in effetti e nella realtà stabilizza in modo tale che nulla più farà vacillare.

    Che testa avete ragazzi! Una testa meravigliosamente da paura e da gioia per il Signore.

  3. Fa bene parlare insieme di cose dello spirito. Romeo, Anna, chi legge, compagni per un piccolo tratto di strada, in cammino verso Emmaus. Ci si ascolta e ci si incoraggia a vicenda. E nel parlare si ascolta anche se stessi, nella parte più profonda di se stessi, nel faticoso viaggio della quotidianità, e fino a quando lo sguardo non si farà abbastanza penetrante da saper cogliere lo straordinario in ciò che solo in apparenza è ordinario. Ma è lo spirito di preghiera che può dare, esso solo, questa prospettiva sulle cose e, cosa ancor più difficile, su se stessi.
    Anch’io penso che si maturi amando, fino alla fine. E l’amore non può essere innestato che in Dio, dato che Dio è Amore. Una vita per amare vuol dire non soltanto perdere se stessi per ritrovarsi, ma anche una vita per conoscerlo, fino alla fine. “La vita ci è stata data per conoscere Dio, la morte per incontrarlo” (S.Agostino). Conoscere per giungere a un incontro. E l’incontro rende più profonda la conoscenza, e da lì si riparte per un amore più grande, “Il cammino dell’uomo” non può essere che il cammino nell’amore, diversamente non è cammino ma è caduta. Quando sarò abbastanza maturo? Non lo so. Mi basta sapere che ci provo, che faccio il meglio che posso, almeno ogni tanto. Credo che Dio mi voglia vedere attivo, pronto al sacrificio in questa battaglia, dove peraltro devo riconoscere che quasi sempre le ferite peggiori, quelle più pericolose e dolorose, sono dovute a me stesso, me le sono inferte da solo. Mi sono fatto male da solo, con scelte sbagliate, compromessi mediocri, scelte di comodo, vili egoismi, cose che uno non vorrebbe neanche ricordare. Se Dio volesse vedere trionfi e vittorie, farebbe Lui, dato che da solo non posso far nulla. Allora è chiaro che mi vuole vedere combattere contro il mio egoismo che sempre rinasce, e che a sua volta non genera altro che paure, inquietudini, insicurezze. Magari senza averne l’aria, con l’aria dell’innocenza, del piacere lecito o mezzo lecito, di una umana e perdonabile rinuncia alla vocazione più profonda del proprio vivere, ed essere figlio di Dio. E’ maledettamente astuto satana nel suo “andare in giro cercando chi divorare”. Conosce sempre il punto debole, perfino meglio di me stesso, ed è al lavoro per distruggermi, in ogni aspetto del mio essere, dal rapporto con Dio al rapporto con me stesso, con la verità, con la libertà, con l’amore, con la vita intera. Vuole dividere e lacerare, laddove Dio vuole unire e rendere armonia, pace. Ma come è difficile, Signore!. Ma Tu lo sai… “In quel tempo Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo” (da Matteo 4,1, in questa prima domenica di Quaresima). Il Vangelo non ci dice mica che sei andato nel deserto per pregare, ma che lo Spirito ti ha condotto là, “per” essere tentato. Hai condiviso anche in questo, non solo nel dolore, la nostra condizione umana. Quanto ci inganna il tentatore, fino a farci credere che sia bello ciò che non è buono, fino a pensare di poter scendere a compromessi con la tentazione, di poter mettere da parte almeno un po’ le esigenze forti della Parola di Dio, la sola che in realtà possa salvarmi, senza i se, senza i forse, senza i ma. In definitiva la tentazione è sempre una scelta fra Te e non-Te, se metterti o no al primo posto. Quando sarò maturo, pronto? Non lo so, Romeo, non lo so Anna. Di certo solo quanto Lui farà, in me.
    Signore, rendimi capace di fare la Tua volontà, nella pace interiore. Io, da solo, non ce la faccio.

    1. Eh, Guido, il male entra dove c’è una scissione, inizia operando una scissione.
      Proprio la Prima Lettura di oggi dice che il serpente parla ad Eva, come se fosse sola, come se Adamo non ci fosse e poi – poco più avanti – si legge che “Adamo era accanto a lei”.
      Fisicamente erano vicini, ma mentalmente c’è stata una scissione prima: Eva pensava a sè stessa e non a sé stessa con Adamo e forse viceversa.
      Il peccato stesso è una scissione di un uomo che si divide in sè tra un uomo fatto di doveri ed uno fatto di diritti, come il servire Dio o mammona oppure il popolare salvare capra e cavoli.
      Tu dici che il peccato ferisce per prima noi stessi, è vero perchè ci aliena.
      Ma dopo il peccato si potrebbe ancora ritrovare l’unità se entrasse il senso della colpa, e invece no, invece si preferisce accusare persone/cose/situazioni o – quanto meno – trovare attenuanti.
      Gesù nel deserto ha mantenuto Sè stesso unito al Padre, non si è distanziato ed ha ribattuto a Satana con le stesse parole del Padre e sembra di vedere la stessa scena di Genesi, ma con un esito ben diverso.
      Satana domanda sempre con domande insidiose, insinuanti, minimizzando tutto e buttandola sul naturale.
      Il problema è che non ci fa credere che il bello è anche buono, ma addirittura lo motiva a tal punto che ne siamo convinti.
      Non so se combattere sia la scelta giusta perchè il male ama la guerra ed ama essere l’unico punto in cui noi guardiamo (chi è in guerra è fisso solo sul nemico) ed una simile attenzione è il suo campo preferito perchè rende sordi e ciechi alla voce di Dio che chiama, chiama sempre e aiuta, aiuta sempre.
      Forse il giusto atteggiamento è un no secco, senza porre ragionamenti che pure verranno quando si tratterà di avvisare e proteggere qualcuno d’altro dallo stesso male.
      Non siamo più schiavi del Peccato Originale, ma Satana continua con noi – come in Genesi – a tentare di farcelo ricompiere.
      Con un sorriso verso l’albero della Vita giriamo lo sguardo, perchè solo dall’albero della vita avremo la conoscenza del bene … solo del bene e per contrasto vedremo anche il male, ma non potremmo mai conoscerlo perchè il conoscere biblico ha a che fare con un’esperienza intima, un’esperienza che segna corpo ed anima.

      Grazie Guido …

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