Sulle tentazioni

A Nicodemo (di notte) e a Gabriella

Quando ho pensato a questa riflessione mi sono accorta che quello di oggi è una Parola di Dio che è posta all’inizio ed alla fine della vita umana di Gesù.
Stesse tentazioni, stesso modo ed in alcuni casi , stesse parole.
Su di tutte le tentazioni c’è sempre una premessa che mette i brividi sentendola con le orecchie di Gesù perfettamente uomo:
“Se tu sei il Figlio di Dio …”

Il dubbio insinuato di essersi sbagliato, di essere un uomo come qualsiasi altro, di essersi immaginato tutto ed in questa immaginazione arrivare allo scontro con il “potere religioso”.
“Se tu sei il Figlio di Dio …”

Dai, chi reggerebbe ad un simile dubbio? Chi regge alla tentazione dentro alla tentazione? E già! Perché dire “Sì, sono il Figlio di Dio” potrebbe sembrare un atto di superbia, ma dire “Non lo sono” potrebbe essere una falsa umiltà, potrebbe essere un insulto al Padre tanto amato.
Di fatti, mi ha sempre impressionato il modo in cui Gesù non risponde a questa “premessa” inquietante, non in questo momento perché lo farà in modo straordinario davanti al Sommo sacerdote e davanti al Sinedrio con quel “Tu lo dici …”

Quindi stesso Vangelo all’inizio ed alla fine, quello che cambia è il “deserto” che all’inizio è un luogo deserto, ma alla fine è un luogo affollato: il deserto della solitudine anche in mezzo alla gente.

Ma, quello che mi ha fatto tremare le mani, non sono stati deserto e tentazioni perché – purtroppo – leggiamo un po’ troppo spesso il Vangelo come storia di un Dio che si è fatto uomo e quindi completamente diverso da noi.
La tentazione non è la proposta che arriva dall’esterno o dal nostro pensiero, ma è “accarezzare” questa tentazione come (ed è la furbizia e l’intelligenza del diavolo) possibilità di fare meglio nel bene proposto, è considerare la tentazione – addirittura – come “ideona” per dare successo a Dio (ma è a sé stessi che si darebbe successo).
Gesù ha provato questo limite, esattamente come noi. Gesù ha vissuto il suo arrivare fino al bordo del precipizio, fino all’ultimo stadio della tentazione che “convince” di non esserlo. Lui ci è arrivato ed ha sentito lo strappo, ha sentito la nostra facilità a quel punto di cadere e si è opposto con l’amore al Padre, con un profondo rispetto d’amore al Padre.

E’ straordinario questo Dio che vive la scelta tra il bene ed il male, che viene posto Lui stesso davanti alla scelta dentro una condizione perfettamente umana.
Dal Peccato Orginale siamo stati  salvato e liberati, ma siamo comunque dentro la scelta di chi amare.
Perché è sempre e solo una questione di AMARE, neppure d’amore, ma proprio di amare.

E’ quello spostamento (dove trova terreno fertile il male) dall’amarsi all’amare.

E’ un Vangelo, quello di oggi, che dovrebbe essere sempre letto partendo dalla Pasqua, ricordando la Passione perché – ripeto – è lo stesso Vangelo che oggi ha la voce del diavolo e che durante la Passione ha la voce di uomini e di amici.

Gesù non solo ci ha tolto il Peccato Originale, ma ci ha tolto anche il “deserto” di essere soli davanti alle tentazioni: non siamo soli davanti alla tentazioni. Con noi c’è sempre Gesù, c’è sempre il nostro Fratello Gesù il Figlio di Dio … che ci ha fatto figli di Dio come Lui.
Quindi di certo lotteremo, di certo il tentatore diventerà ancora più sottile, di certo suderemo, ma non siamo soli e basta solo (che è una fatica immane) “che lasciamo che sia lo Spirito Santo a rispondere al male” (una cosa del tipo “quando sarete davanti a tribunali non preparate la vostra difesa …”).

Grazie a tutti.

Rimetti a noi i nostri debiti

“Rimetti a noi i nostri debiti, COME NOI li rimettiamo ai nostri debitori”

… che potrebbe essere tramutata in una preghiera atipica per le Ceneri come …

“Aiutaci a rimettere i debiti dei nostri debitori, come TU LI HAI RIMESSI A NOI”

Il peccato contro Dio è peccato contro ogni Suo figlio … anche noi stessi.

Questa Cenere che ci viene posta sulla testa viene da degli ulivi bruciati per dare Vita al FUOCO NUOVO, alla LUCE NUOVA … è il simbolo che siamo perdonati, amorevolmente perdonati.

Questa Cenere ci ricorda la LUCE quella che toglie il buio della nostra coscienza e dona luce … irradia luce come dice il versetto seguente del Vangelo che oggi ascolteremo:

“La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce;  ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!”

Via musi lunghi e tristi, via atteggiamenti di contrizione, via tristezza, via pesantezza, alziamo il capo ed abbassiamolo solo per ricevere le Ceneri, per ricevere la Luce.

Ben venga la gratitudine, che sbocci il sorriso, accogliamo il profumo che irradia il perdono ricevuto e donato, vestiamo l’abito della festa per poi indossare dopodomani  la “tuta e le scarpe da tennis” perché ci aspetta una grande ed entusiasmante corsa per “preparare la sala del banchetto, la sala della Pasqua”

Ringraziamo per questa cenere, prendiamo coscienza che è … quello che è successo del nostro peccato e ringraziamo anche il “peccato” perché – grazie a questa Luce che lo rivela diventa mezzo che ci fa più figli, più innamorati di un Dio onnipotente nell’amore.

(lo canteremo la Notte di Pasqua nel Preconio).

Avviciniamoci all’Altare emozionati e pieni di speranza, pieni di fiducia e perfettamente umili di cuore, umili di mente e – soprattutto – lontani dalla tentazione di sentirci “troppo” peccatori per essere perdonati da Dio.

Dai, un po’ di gioia, tanto coraggio e molta preghiera affinché ci venga concessa la Luce per vedere bene dove stiamo andando, verso Chi stiamo andando e con quanti “chi” stiamo viaggiando.

Vedremo tutti i nostri errori, li peseremo per quello che pesano, ci si apriranno gli occhi e ci accorgeremo di quanto siamo amati … e finalmente sapremo che ogni torto ricevuto DEVE essere perdonato, perché noi stessi siamo stati perdonati.

Che ci sia gioia nelle nostre chiese domani, che ci sia gratitudine, che ci sia affetto sincero, che ci sia perdono umano, che ci sia determinazione a muoverci … che sia piena libertà di fare del bene, di essere nel bene nonostante il male ci tenti sempre e comunque …

In cenere è andato il nostro peccato, incenerito dall’amore di Dio.

Ci basti questo ed il coraggio di convertirci ancora un po’ arriverà di conseguenza.

Credits:
immagine presa da qui

La divina clemenza

Nel rito ambrosiano questa domenica è detta “della divina clemenza”.
Il Vangelo che ci propone è quello di Marco 2, 13-17 di Gesù che “mangia con i peccatori”.
Nel rito romano, invece, abbiamo una delle tante conversioni di Pietro (Lc 5,1-11)
Quindi: un peccatore immerso nei peccati ed un apparente “giusto”.
Sopra di tutto “LA DIVINA CLEMENZA”.

Ma .. “la divina clemenza” per chi? E che fa questa “divina clemenza”? Che ne fa del nostro peccato o meglio della nostra tendenza a peccare quando sappiamo che il “sentirsi” troppo nel giusto è già un peccato (chiamiamolo ERRORE anziché peccato perché così è più facile da digerire anche se errore è il peccato)?
Cosa succede con la divina clemenza?

Partendo dall’ultima domanda direi che succede quello che succede a Pietro DOPO essersi riconosciuto per quello che è:
“Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”.

Ed è da questa risposta di Gesù che parte tutto.
Ad un peccatore è affidato il “ripescare dal male il prossimo” (come anche San Paolo d’altra parte).
A volte penso che la conversione sia quello straordinario miracolo di rendere il proprio peccato come una “rampa di lancio” per un bene superiore al male commesso.
Non solo vengo perdonata, non solo vengo “curata”, ma addirittura il Padre rende il peccato strumento della Sua Grazia che fa del mio peccato l’antidoto alla superbia e a sentirmi al di sopra degli altri …

  • fa del mio peccato lo sbarramento al giudizio spietato …
  • fa che il mio peccato cambia il mio cuore di pietra in uno di carne. Non per nulla Gesù è Dio incarnato e quindi con un cuore di carne … e qui si potrebbe aprire un altro commento sul fatto che un po’ troppo spesso tendiamo ad una Fede disincarnata (tutto spirito)
  • fa che il mio peccato mi renda capace di perdono perché perdonata …
  • fa …

(Che altro “fa” lo ri-conoscerò in questi giorni)